Al di là di quello che ogni editore possa pensare e preferire, sarebbe un bugiardo se non ammettesse di sperare nel successo delle formule a pagamento di Newscorp.
Com’è noto, infatti, il prossimo giugno Rupert Murdoch collauderà la forma di quotidiano online a pagamento anche per il Times. E non è un caso che gli editori concorrenti osservino molto attentamente questo processo, nella speranza che il nuovo paradigma economico possa affermarsi e possa, progressivamente, essere esteso a molte altre testate giornalistiche. Ma che lo faccia lui il primo passo, suggeriscono i restanti big dell’editoria. E se dovesse andargli male, lo “Squalo” non avrebbe problemi a vendere l’intera testata britannica, senza quindi perdere nemmeno un centesimo su tutta l’operzione. È questo che si vocifera ai piani alti delle più illustri redazioni, dove la strategia del magnate australiano è considerata pericolosa ma necessaria. Purchè sia lui a testarla per primo. Del resto, anche la società di consulenza inglese McKinsey ha fatto notare che, nonostante le previsioni, le news (in formato cartaceo o elettronico) vanno a gonfie vele e nel caso britannico, nel 2009, i lettori ci avrebbero dedicato fino a 72 minuti la settimana, ovvero il 10% in più di quanto accadeva nel 2006. A questo si aggiunga che sicuramente, la frammentazione dell’informazione sui media è da imputare ad una sorta di interesse generazionale: gli ultra cinquantenni preferiscono il quotidiano, i giovanissimi il web e nel mezzo rimangono tutti gli affezionati alla cara, vecchia televisione, fonte di informazione primaria a livello mondiale. Stando a questi dati, quindi, la mossa di Murdoch potrebbe essere considerata contro corrente, ma ci vorrebbe ben altro per fermare le sorti del quotidiano britannico. E intanto gli editori rimangono in silenzio o peggio, scherniscono il tycoon parlando di strategia anacronistica, ma attendono con ansia l’esito del collaudo, Nella speranza di poter replicare, quanto prima. (M.M.per NL)