Periodo di rivoluzione in casa 24Ore. A distanza di poco più di un mese dalla vicenda che ha visto coinvolto il direttore Giorgio Napoletano nell’inchiesta sulle diffusioni digitali gonfiate (e per il quale è stata decisa un’aspettativa non retribuita di sei mesi), il consiglio di amministrazione del quotidiano ha annunciato i dati numerici relativi all’aumento di capitale necessario per apportare una situazione di equilibrio, a causa delle ingenti perdite economiche registrate lo scorso anno.
“L’aumento di capitale lo stiamo definendo, dovrebbe aggirarsi tra i 50 e i 70 milioni”, ha dichiarato il presidente del gruppo editoriale Giorgio Fossa in commissione finanze, attività produttive e cultura della camera. Per il rilancio dell’editrice, in cantiere si prevedono anche riduzioni del personale come giornalisti, dirigenti, poligrafici, grafici e radiofonici. “Non so dire quanti saranno gli esuberi ma sicuramente non sarà un processo indolore. Abbiamo accantonato risorse per accompagnare le uscite” continua Fossa, quasi per aggiungere dello zucchero a quella pillola troppo amara. Oltre all’organico interno, incluso nel processo di riduzioni sarà anche il personale esterno al giornale e quindi i collaboratori e gli editorialisti che scrivono per la testata. E mentre sui risultati del 2016 sembra non ci sia da festeggiare (lo scorso anno la testata ha fatturato 208,4 mln di euro contro i 227,4 mln precedenti, con una perdita netta di 61,6 mln nei primi nove mesi), portano, invece, un sorriso di speranza i dati relativi al nuovo piano industriale stilato e previsto fino al 2020: “Sono attesi investimenti per 7-8 mln l’anno fino al 2020, da impiegare per una riorganizzazione complessiva che porti, tra l’altro, ad una ridefinizione del modello di business per l’area cultura, introducendone un modello incentrato sul presidio della marginalità, attraverso una maggiore selettività delle iniziative proposte”. Per quanto riguarda il controllo di Confindustria sull’editrice (al 67,5%), Fossa non si sbilancia ma paventa una possibile discesa: “Può darsi che Confindustria scenda, non è necessario che resti al 67%. Più scendiamo e più il giornale è contendibile, forse facciamo gli interessi della società per come la vedo io”. Il presidente dell’Associazione degli industriali italiani, Vincenzo Boccia, sembra dargli ragione: “In linea teorica, tutto è possibile” ha affermato. Affermazioni più dure, invece, quelle rivolte a Roberto Napoletano, (nel frattempo sostituito da Guido Gentili in attesa di un’assunzione ufficiale), in merito al quale Fossa si esprime così: “è sostanzialmente fuori dal giornale, per cui voltiamo pagina”. (L.M. per NL)