La partecipazione di noti giornalisti in talk-show televisivi ormai non giova alle testate di appartenenza, né in termini di visibilità né tanto meno di ricavi. In altri tempi poteva essere così, ma ormai è acqua passata.
Ed in vista anche del particolare periodo che sta vivendo – tra gli altri – il settore dell’editoria (che molto probabilmente si troverà a dover affrontare una stagione invernale complicata, visto l’intensificarsi delle misure restrittive), c’è chi pensa a come risollevare il comparto.
La proposta di Massimo Donelli di compensare i giornalisti ospiti in tv con abbonamenti digitali alle rispettive testate
Per fare sì che anche la carta stampata tragga benefici dalle ospitate in tv dei giornalisti (che partecipando alle trasmissioni tv sottraggono tempo ed energie alla propria testata), Massimo Donelli, ex direttore di Canale 5 e Tv Sorrisi e Canzoni, lancia la proposta su Twitter: “Compensare i giornalisti ospiti in tv con abbonamenti digitali alle loro testate da regalare ai maturandi. Una classe alla volta, le copie aumenterebbero creando abitudine di lettura tra i giovani. Una nobile e redditizia operazione win-win per Fieg e broadcaster: chi comincia?”.
Partecipazione alle trasmissioni tv giova solo al giornalista: aumenta la sua notorietà e il suo portafoglio
Chissà se verrà accolta positivamente questa “trovata”, considerando che allo stato attuale chi ci guadagna, oltre al broadcaster ovviamente, è il giornalista stesso (solitamente è il direttore della testata, generalmente volto noto ai più, ad essere chiamato a presenziare come opinionista). Attraverso il medium televisivo, infatti, la fama e il conto in banca sono assicurati. Negli accordi con la tv, sono previsti infatti gettoni di presenza (anche se qualcuno nega di riceverne), o addirittura dei contratti quadro (è il caso di Marco Travaglio con La7, che nel 2017 l’editore Urbano Cairo aveva quantificato in 125 mila euro all’anno).
Gli interessi, dunque, risulterebbero essere esclusivamente personali.
Donelli: il giornale e il suo editore non guadagnano nulla. Fieg e la tv dovrebbero trovare un accordo
Per fare spiccare le testate, incrementandone la vendita degli abbonamenti, ecco allora che Donelli lancia una proposta interessante nata, spiega su Italia Oggi “pensando a tutti i talk-show in onda dall’alba a notte fonda. E ai tanti giornalisti che li animano in studio o in collegamento. Mi sono fatto un po’ di domande. Se li pagano, come la mettiamo con l’esclusiva? E se non li pagano, che cosa ci vanno a fare, visto che l’esser lì non porta benefici alla testata, basta guardare i dati di vendita, ma al contrario, la danneggia, privandola della loro presenza in redazione? Infine, il broadcaster, che li paghi o no, guadagna comunque; il giornalista ospite guadagna in popolarità; e il giornale e il suo editore, invece, nisba? Allora ho un po’ rimuginato e, alla fine, ho pensato che se Fieg e tv si mettessero d’accordo ne avrebbero solo benefici. E i giornalisti farebbero una bellissima figura”.
Ravezzani (Mediapason): Idea di Donelli condivisibile, ma sono i giornalisti a doversi fare avanti
L’idea di Donelli ha già catturato l’attenzione di qualche soggetto operante nel settore televisivo.
Fabio Ravezzani (editore del gruppo Mediapason), ad esempio, ha commentato: “In genere la gran parte dei giornalisti che partecipano alle nostre trasmissioni come opinionisti lo fa in maniera amichevole. Solo qualcuno ha un rimborso spese. La proposta di Donelli è assolutamente condivisibile, ma devono essere i giornalisti ospitati a esplicitarla”.
Ravezzani prosegue poi esprimendo il suo disappunto sull’atteggiamento di alcuni direttori: “Più in generale, invece, faccio fatica a capire giornalisti del gruppo Gedi o del Fatto Quotidiano ospiti fissi in La7, edita da Urbano Cairo, che in quanto editore del Corriere della Sera è diretto concorrente di quelle testate. Marco Damilano, ospite storico di Propaganda live, dovrebbe promuovere continuamente il settimanale che dirige (L’Espresso) e invece non lo fa. Vedo Scanzi, Travaglio, Feltri che, in ogni apparizione tv, spingono sul giornale in cui lavorano. Ma sono un’eccezione. Gli altri giornalisti, invece, non lo fanno. E mi domando il perché? I loro editori dove sono? Non dicono niente?”. (G.S. per NL)