Editoria online. Le news a pagamento del Times funzionano: parola di Sandhu. Ma i dati non sono ancora disponibili

Dal 6 all’8 ottobre scorso si è svolto ad Amburgo il diciassettesimo World Editors Forum, annuale riunione dei responsabili delle maggiori aziende editoriali del mondo, in cui si discute degli sviluppi e dei trend dell’informazione mondiale.

Protagonista della tre giorni è stato Gurtej Sandhu, responsabile di Times Digital, l’edizione online del grande quotidiano conservatore inglese, di proprietà della News Corp. di Rupert Murdoch. La ragione è semplice: lo scorso giugno il Times ha inaugurato un nuovo modello di  fruizione dell’informazione online, quella a pagamento. A voler dire il vero, ci aveva già provato il New York Times, il cui sito, fino al 2007, forniva le notizie in versione pay. Poi erano tornati indietro ma, come annunciato lo scorso gennaio, il quotidiano newyorchese ci ha ripensato di nuovo e dal prossimo anno tornerà ad essere a pagamento, con un sistema di pay-per-read incentrato sul numero di articoli letti. Il sistema scelto a giugno dal Times, invece, è apparentemente più semplice e veloce: 1 euro per ogni copia cartacea e 2 euro per un mini-abbonamento settimanale, da fruire sul proprio pc. Per quanto riguarda l’iPad, invece, il prezzo è di 9,99 euro al mese. Intervenuto al WEF, Sandhu si è detto soddisfatto dell’andamento positivo dell’esperimento pay, seppure i dati riferiti agli ultimi tre mesi non siano ancora stati resi noti. Lo saranno, assicura, nelle prossime settimane. Le ragioni che giustificano l’entusiasmo, secondo lui, sarebbero principalmente due: la maggiore vicinanza “emotiva” tra giornalisti e lettori, con i primi attivi nella diffusione dei propri scritti anche sui social network (e sempre con logo del Times in bella vista), e la veste grafica che assomiglia molto a quella dell’edizione cartacea e che, quindi, non sottrae a quella digital la sua aria di “austerità e autorevolezza”, aumentando la fidelizzazione all’edizione online che, in più, ha il valore aggiunto dei contenuti multimediali, reportage video in particolare. “Il primo (vantaggio, ndr) è quello di accorciare il legame tra giornalisti e lettori – ha detto Sandhu a proposito del primo punto, come riportato da ItaliaOggi – I commenti sull’edizione online, per esempio, sono meno numerosi. Appaiono quindi meno anonimi e più interessanti per il pubblico. Viceversa, anche gli autori degli articoli sono più incentivati a rispondere a tutte le domande dei lettori, perché li sentono più vicini. I redattori utilizzano adesso anche i social network come Twitter – ha continuato – per far conoscere i propri articoli, oltre il muro del pagamento”. Riguardo il secondo punto, ha continuato l’uomo  di fiducia di Rupert Murdoch, “non va trascurato che la veste grafica del quotidiano assomiglia molto a quella del quotidiano. Offre una marcata gerarchizzazione delle notizie, come avviene in una pagina di carta stampata (e nella gran parte dei portali d’informazione, ndr), e ci sono meno inserzioni pubblicitarie rispetto al passato. Il lettore ritrova in rete quell’aria di austerità e di autorevolezza che contraddistingue il giornale venduto in edicola”. Con in più, differenza non da poco, contenuti multimediali che più si confanno alle abitudini di fruizione informativa dei nostri tempi. In particolare, il video, porta con sé un doppio vantaggio. Oltre alla qualità e alla godibilità di un reportage del Times, il fatto di costituire un unicum, molto più delle parole scritte su un foglio bianco, più soggette al plagio. “La parola scritta – dice ancora Sandhu – può facilmente essere ripresa e riutilizzata dai siti che aggregano informazioni di altri portali. È un genere di plagio autorizzato in nome di un uso ragionevole delle notizie. Ma se qualcuno copia uno dei nostri video, vi potete legalmente opporre”. Ma, non preoccupatevi, ci penserà il Times prima di voi. (L.B. per NL)

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