Poco piu’ della meta’ dell’editoria online è costituita da testate di tipo generalista; il rimanente e’ più specialistico.
Tra quelle specializzate, lo sport, soprattutto il calcio, e’ l’argomento piu’ trattato, seguito dalla finanza e dalla scienza e tecnologia. E’ quanto emerge dalla prima edizione dell’Osservatorio sulle testate online avviato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in collaborazione con ANSO (Associazione nazionale testate online) e USPI (Unione stampa periodica italiana).
Quello che emerge e’ che le testate della editoria online soffrono di uno strutturale problema di affidabilità percepita (solo il 15% della popolazione le considera affidabili), livello analogo a quello raggiunto dai social network (18%), e considerevolmente inferiore a quello delle testate che offrono in rete marchi già affermati sui mezzi tradizionali (30%).
Il ricavo medio annuo degli editori online che operano sul web e’ pari a 337.806 euro, ma la distribuzione per classi di fatturato e’ assai differenziata, tale da rendere il valore medio un dato poco indicativo delle peculiarità del settore.
Innanzitutto si riscontra la presenza di poche imprese di maggiori dimensioni, la cosiddetta “testa” della distribuzione del settore, e un’elevata presenza di piccoli editori, la “coda lunga”. Nel caso delle testate online si osserva come la “coda lunga” della distribuzione sia formata dal 68% dei soggetti attivi nel settore, imprese che fatturano annualmente meno di 100 mila euro. Il dato medio di fatturato di questa parte del settore e’ pari a circa 20 mila euro, il che dimostra l’esistenza di una grossa fetta di editori che presentano carattere piu’ amatoriale che commerciale.
La “testa” della distribuzione e’ invece formata da un 7% di editori web che fatturano mediamente circa 3 milioni di euro. Nel mezzo vi e’ un quarto di soggetti che ricavano annualmente tra i 100 mila e il milione di euro (mediamente oltre 300mila euro). In entrambi i casi, si tratta di aziende piu’ strutturate che agiscono sul mercato in modo commerciale.
Anche da un punto di vista degli investimenti in strumenti tecnologici, l’analisi condotta dall’Autorità evidenzia la concentrazione in pochi (grandi) editori web: nell’ultimo anno, il 93% di tutti gli investimenti tecnologici e’ stato fatto da meno di un terzo degli editori online. L’85% degli editori on line si finanzia con la pubblicità. La gran parte (85%) degli editori sul web si finanzia prevalentemente con la pubblicità online.
Tale risultato e’ in linea con le evidenze internazionali, che sottolineano come gli editori esclusivamente digitali non riescano a estrarre valore dal lato degli utenti e siano quindi costretti a offrire gratuitamente i propri servizi informativi, finanziandoli quasi interamente con la pubblicità. Tale risultato appare essere legato anche al limitato livello di affermazione del marchio editoriale delle testate online che rende di fatto impraticabile l’introduzione di forme di pagamento per l’accesso ai contenuti informativi presenti nei relativi siti. Solo il 13% degli editori web offre contenuti a pagamento. Si tratta di alcune eccezioni che riguardano testate iperspecializzate (repertori giuridici, informazioni sugli appalti, norme e tributi fiscali, piuttosto che informazioni scientifiche), rivolte a un pubblico professionale (avvocati, notai, commercialisti, etc).
E’ necessario, conclude il report, porre attenzione ai nuovi bisogni informativi che stanno emergendo nel Paese e alle nuove modalità atte a soddisfarli. La editoria online – e quella informativa in particolare – richiede competenze diverse dai media tradizionali, quali la capacita’ di sfruttare i nuovi strumenti, le piattaforme e l’interazione con gli utenti. In questo contesto, la possibilità di costruire comunità virtuali di utenti suggerisce nuove forme di organizzazione, non solo informativa ma anche sociale, e da’ conto delle potenzialità che le testate online potrebbero avere per l’intero ecosistema digitale. (E.G. per NL – fonte INPGI)