Aprendo l’home page del suo sito, semplice e lineare, tutto appare normale, come in un qualsiasi portale di informazione, di una cittadina di provincia. Poi uno legge le date degli articoli e si accorge che il più recente risale al 28 febbraio.
Nell’head, accanto alla foto di una piazza di Rockville, Maryland – la città sede del magazine online in questione, Rockville Central – c’è una piccolissima nota, in neretto, che recita: “dal primo marzo ogni nuovo contenuto di Rockville Central si trova esclusivamente sulla nostra pagina Facebook”. E, immediatamente più in basso, un’avvertenza: “ricorda, non hai bisogno di un profilo su Facebook per leggere la nostra pagina”. Quello che stanno portando avanti Brad Rourke e la sua co-amministratrice Cindy Cotty Griffiths è un esperimento interessante e unico nel suo genere: trasferire un intero portale di informazione, seppur piccolo, su Facebook. Niente più sito, niente più doppia piattaforma perché, come dice il suo direttore Rourke, “è inutile fare lo stesso lavoro di informazione su due spazi diversi quando se ne può tenere aperto solo uno”. La notizia di questo esperimento è rimbalzata sulla gazzetta di Rockville ed è stata ripresa da molti siti stranieri, ma non ha destato tanto scalpore data la ridotta dimensione della realtà editoriale in questione. Pochi anni fa una cosa del genere sarebbe stata impensabile. Ricordiamo un decennio fa quando i più apocalittici programmavano la fine della carta stampata nel giro di trenta-quarant’anni, con i giornali che si sarebbero digitalizzati totalmente. Nessuno, però, avrebbe predetto, neanche pochi mesi fa (un decennio fa FB non esisteva), che una testata avrebbe abbandonato la sua tradizionale piattaforma sul web per dedicarsi anima e corpo alla pagina Facebook. L’esperimento è certamente azzardato per una serie di ragioni. Anzitutto, come gli stessi editori hanno sottolineato in un’intervista pubblicata dalla Gazzette of Rockville, il fatto di doversi confrontare ogni giorno, oltre che coi propri lettori, con un terzo soggetto (il colosso creato da Zuckemberg) che ha regole proprie, ad esempio, per quanto concerne il rispetto della privacy o la pubblicazione di materiale vietato ai minori, oltre che un proprio layout preimpostato. Per non parlare del fatto che Facebook, la grande Babilonia virtuale del nuovo millennio, è così esteso da essere divenuto uno degli strumenti, oltre che di marketing, di controllo politico ed economico da parte di istituzioni e governi, molti dei quali portano avanti relazioni pericolose con il team di Zuckemberg. Ora, certo, stiamo parlando di una piccola realtà di provincia, ma un giornale a tiratura più alta avrebbe certamente dei problemi a pubblicare alcune notizie, dal momento che il grado di libertà di cui godrebbe in un suo spazio autonomo in rete è di gran lunga più alto di quello che avrebbe su Facebook. Un altro elemento da tenere in considerazione è la rispettabilità che un giornale si guadagna nel corso della sua storia. Il sito, ad esempio, del Wall Street Journal o del Guardian, per il solo logo che portano in cima, godono di una credibilità molto alta per cui le notizie pubblicate al loro interno assumono un certo valore e raggiungono un certo target di pubblico. Seppur la pagina Facebook del Rockville Central sia aperta anche ai non membri del social network, il lettore medio che questa piattaforma raggiunge è senza dubbio differente da quello che raggiunge il sito di un giornale (che, poi, varia da giornale a giornale) e il grado di credibilità che questo guadagna non può essere paragonato a quello guadagnato da uno spazio proprio. Non è d’accordo Cindy Cotty Griffiths, co-amministratore della testata, secondo cui “pubblicare esclusivamente su Facebook significa andare su una piattaforma che ha una audience già assolutamente predisposta a partecipare, ad accedervi via mobile e a consumare contenuti multimediali”. Dall’altro lato la signora Griffiths sottolinea anche il netto risparmio sui costi, sulla progettazione, sui server e sulla logistica. Vedremo come andrà questo piccolo esperimento, intanto tredici giorni fa, all’annuncio del passaggio definitivo su Facebook, la notizia (sotto forma di post) aveva ottenuto oltre mille “mi piace” (lo strumento con cui gli utenti del social network sottolineano il proprio gradimento rispetto a un contenuto) nell’arco di ventiquattr’ore, che erano divenuti cinquemila nella prima settimana di sperimentazione. (G.M. per NL)