Editoria. News online a pagamento? Ampio sì da imprenditori

News on line a pagamento? L’annuncio di Rupert Murdoch, convinto che il modello dell’informazione web completamente gratuita in futuro non sia più sostenibile, fa discutere e raccoglie consensi tra editori e direttori riuniti a Borgo la Bagnaia (Siena) per il convegno Crescere tra le righe, organizzato dall’Osservatorio permanente giovani-editori di Andrea Ceccherini.

«Credo che la strada da percorrere sia quella», dice John Elkann, vicepresidente della Fiat, commentando l’ipotesi lanciata da Murdoch. Più in generale, spiega, è necessario «valorizzare di più l’informazione», su qualsiasi mezzo. «È difficile calcolare se un giorno il web potrà stare economicamente in piedi da solo. L’importante è dare ai propri lettori quello che loro interessa, valorizzarlo al meglio anche con l’aiuto della tecnologia e farsi pagare per questo».  Anche Giancarlo Cerutti, presidente del Sole 24 Ore, è «favorevole ad andare verso il pagamento. Non illudiamoci, però, che si possa passare da tutto gratis a tutto a pagamento: il passaggio deve essere graduale», ha aggiunto, citando come esempio positivo i 38 milioni di fatturato del settore web del Sole collegato al giornale. Per Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, «la sfida dei micropagamenti è interessante se si riesce a dare all’utente un servizio personalizzato». L’auspicio è che diventi un’occasione per «dare valore all’informazione di qualità che passa attraverso Internet. Ma è anche vero che per anni abbiamo abituato il nostro pubblico sul web al fatto che l’informazione è un bene assolutamente accessibile». Più tiepido l’atteggiamento di Paolo Mieli, che intravede il rischio che «tutti quelli che immettono sul mercato notizie non verificate abbiano più possibilità di guadagnare un centesimo in più rispetto a chi si è invece impegnato a verificarle. Se vogliamo salvare l’aspetto cruciale dell’informazione, dobbiamo salvarla in quanto elemento fondamentale della democrazia, e quindi innanzi tutto verificare le notizie». Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, è convinto che «è giusto che il dibattito si apra, perchè l’informazione professionale ha un valore e costa. Nessuno ha la soluzione in tasca su come procedere: quella dei micropagamenti è un’ipotesi che cresce. Tuttavia forse ci sono anche altre strade: penso a una normativa internazionale sul diritto d’autore e a formule da agganciare a nuovi modelli di business editoriale. Un esempio – dice Siddi – potrebbe essere agganciare all’acquisto del giornale tradizionale l’accesso diretto ad una parte dei contenuti on line, garantiti dallo stesso marchio e dalla stessa redazione, e formule privilegiate di pagamento per archivi, documenti e altro materiale di pregio. Peraltro – conclude il segretario della Fnsi – se serve un nuovo modello di business, è necessario anche ripensare come arricchire la qualità dei giornali, la diversificazione dell’informazione tra piattaforme diverse di comunicazione, evitando anche la decadenza di uno sfrenato copia e incolla».(ANSA).

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