Nuovo polo editoriale da 750 mln di ricavi 800 mila copie diffuse in arrivo a seguito dell’acquisizione da parte di Espresso di Itedi; difficile identificare con certezza le ragioni dell’operazione. Ora la palla passa alle autorità per verificare eventuali minacce alla concorrenza.
Confermata ieri, a mercati chiusi, la notizia che già viaggiava attraverso alcune indiscrezioni dell’incorporazione di Italiana editrice (Itedi) all’interno del gruppo Espresso. L’accordo, ufficializzato nella serata di ieri attraverso la firma di un memorandum, porta alla creazione di un imponente polo editoriale che comprende 17 quotidiani locali, due concessionarie pubblicitarie (Manzoni e Publikopass), il 30% di Persidera, le emittenti radiofoniche Radio Deejay, Radio Capital e m2o, ma, soprattutto, il tre quotidiani nazionali La Repubblica, Stampa e Secolo XIX. L’operazione (che secondo gli accordi dovrà concludersi entro il primo trimestre 2017), segna inoltre l’uscita di Fca dal mercato editoriale italiano; finora, infatti, la compagnia automobilistica deteneva il 77% di Itedi e ha già annunciato che, la porzione del nuovo gruppo che gli spetterà, verrà redistribuita fra i suoi azionisti. Inoltre, Fca cederà anche la sua quota in Rcs, che si ritroverà priva del suo azionista di maggioranza. Nel nuovo gruppo Espresso, invece, la quota più elevata sarà dell’holding Compagnie industriali riunite (Cir) che dovrebbe aggiudicarsi una quota intorno al 43%. Inoltre, il 5% del nuovo gruppo dovrebbe andare a Exor che ha fatto sapere l’intenzione di cederlo e un ulteriore 5% andrà a Carlo Perrone. L’indiscrezione di ieri ha fatto salire alle stelle le quotazioni in borsa del gruppo Espresso, che ha registrato un +15,89% anche prima delle notizie ufficiali. Dietro all’operazione di concentrazione, si dovrebbe nascondere anzitutto l’intenzione di costruire un significativo polo editoriale, non solo a livello nazionale (con tutte le attività sopra citate) ma anche a livello europeo. Quella che è particolarmente interessante, è la logica commerciale che ha portato alla decisione. Non è un segreto per nessuno la lenta morte che sta subendo la carta stampata, non riuscendo più a vendere né copie né spazi pubblicitari con risultati apprezzabili. L’unione dei due gruppi, potrebbe rendere più facile la sopravvivenza e, magari, rendere possibili anche futuri investimenti soprattutto nel crescente ambito digitale. Proprio sul digitale, fra l’altro, Repubblica è leader fra i siti web d’informazione in Italia stando ad Audiweb, seguita a ruota dal Corriere. Quest’ultimo, invece, si troverà a fronteggiare la perdita del suo attuale azionista di maggioranza (Fca) e dovrà attendere per scoprire se uno dei piccoli investitori vorrà aumentare la propria partecipazione o se sarà necessario rivolgersi a terzi. Più interessante, tuttavia, è la lettura della situazione fornita dal giornalista Giuseppe Turani sul numero odierno di ItaliaOggi. Turani formula l’ipotesi che “l’idea sia di metter su un gruppo grande e poi cercare un socio a livello internazionale”, questo per scaricare a operatori esteri il destino di un settore come quello editoriale che, soprattutto sulla carta stampata, attira sempre meno l’attenzione dei capitali italiani. In ogni caso, quale che siano le ragioni alla base, bisognerà attendere il parere delle autorità garanti per via della concentrazione in un solo gruppo di testate che arrivano a diffondere 800 mila copie fra carta e digitale, che corrisponde a un 20% circa della tiratura complessiva di quotidiani italiani. (E.V. per NL)