Forse solo Freud sarebbe in grado di spiegare da dove ha origine l’ossessione maniacale che Rupert Murdoch sembra avere per le aziende che si occupano di informazione finanziaria. Ha destato infatti scalpore un articolo pubblicato su Vanity Fair e scritto da Micheal Wolff, un giornalista americano a cui lo stesso Murdoch ha affidato la scrittura della sua biografia. Il pezzo in questione racconta delle ore in cui è maturata la decisione di rilevare il Wall Street Journal. Pare che inizialmente Murdoch si fosse convinto della possibilità di acquisire una quota di minoranza di Bloomberg News. Svanita questa operazione Murdoch ha dato il via all’operazione che lo ha portato a diventare proprietario dello storico giornale finanziario della Grande Mela. Non sarebbe sparita però la voglia di mettere le mani anche su Bloomberg, né tantomeno quella di conquistare la testata che da sempre è la bestia nera di Murdoch, il New York Times (l’anno scorso era volta del Wsj). Nonostante una mossa del genere gli sia sconsigliata da tutti, perchè politicamente molto scomoda, il magnate americano pare non voglia sentir ragioni. Solo le vicende delle prossime settimane ci diranno se l’assedio al giornale di proprietà della famiglia Sulzberger avrà finalmente una fine. L’esito non è affatto scontato: a fermare Murdoch, più che l’antipatia dei cittadini di New York City, potrebbe essere l’Antitrust americana. Chi può dire se alla fine ad avere la meglio saranno le forze che animano il mercato o quelle che lo regolano? (Davide Agazzi per NL)