L’utile netto del gruppo si mantiene stabile e in equilibrio a 4,6 mln di euro alla fine dei primi 9 mesi dell’anno.
Nonostante il fatturato sia in discesa dell’8,1% sui 471,2 mln di euro, i costi sono stati contenuti e ridotti del 7,7%: da aggiungere poi che un aiuto è arrivato anche da proventi diversi da quelli dell’attività caratteristica, che salgono a quota 10,4 mln dai precedenti 4,6 mln, permettendo così all’editoriale del quotidiano La Repubblica e del settimanale L’Espresso di registrare un’ebitda in crescita dell’8,1% pari a 41,5 mln. La scorsa settimana il cda presieduto da Carlo De Benedetti, durante l’approvazione dei conti, ha messo in luce che essi hanno fortemente risentito dell’andamento negativo del mercato che ha causato il crollo dei ricavi diffusionali, giù del 6,3% e di quelli pubblicitari a -7,7% per 261,7 mln. Accanto alle note dolenti, è stato sottolineato però anche il beneficio generato dal contenimento dei costi: le spese per acquisti sono scese del 9,7% intorno ai 51,1 milioni di euro, quelle per i servizi del 6,7% per 213,5 mln e ancora quelli del personale giù dell’8,9% pari a 169,3 mln. Bene poi sul fronte del digitale che vede il rialzo (+10%) degli abbonamenti del quotidiano diretto da Ezio Mauro (Repubblica+ e Repubblica mobile), in tutto circa 76 mila. Complessivamente, come riporta il quotisiano ItaliaOggi che nei giorni scorsi ha disaminato la posizione, le sottoscrizioni digitali al gruppo sono oltre 100 mila, considerando anche i quotidiani locali che, hanno fatto sapere i vertici “hanno registrato un andamento delle diffusioni migliore di quello settoriale e, anche per essi, si registra un progressivo incremento delle copie digitali, per quanto esse risultino meno significative di quelle del quotidiano nazionale”. Spostandosi poi sul fronte della raccolta, il settore stampa dell’editoriale contrae del 10,5% in linea col mercato, mentre internet, radio e tv appaiono stabili. Per quanto riguarda le previsioni per l’intero anno, i manager del gruppo hanno concluso che “si può ragionevolmente ritenere che il risultato di fine anno sarà sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente, dopo che già nei primi nove mesi è stato conseguito un risultato netto positivo, per quanto esiguo, mantenendo una redditività in linea con quella dello scorso anno, grazie alla continua riduzione dei costi di struttura”. La situazione di crisi del mercato editoriale, come i nostri lettori ben sapranno, non ha coinvolto e non coinvolge soltanto il nostro paese. Basta dare un occhio oltralpe per averne conferma. In questi giorni infatti gli editori tedeschi hanno deciso di firmare una resa momentanea e di concedere il proprio “libero consenso” a Google per la pubblicazione gratuita nei servizi di ricerca del motore degli estratti e delle foto dei propri articoli, i cosiddetti snippet. Ma qual è l’antefatto? Gli editori tedeschi che si appoggiano per la gestione dei loro diritti a VG Media, sulla base della discussa normativa tedesca in materia, si erano rivolti alle autorità per pretendere l’11% degli introiti generati da Google, Microsoft e Yahoo attraverso lo sfruttamento di frammenti "direttamente o indirettamente estratti di notizie o contenuti delle loro pagine". Il regolatore tedesco, però, nel mese di agosto rilevava l’impossibilità per gli editori di obbligare gli aggregatori al pagamento, qualora gli aggregatori stessi avessero deciso di fare a meno delle anteprime, limitandosi alla raccolta e all’accorpamento di link alle fonti. Google, nel mese di ottobre, si è adeguata: mostra i titoli e i link ai contenuti degli editori che fanno capo a VG Media, senza però offrire le anteprime tanto contestate dai detentori dei diritti, anteprime che ritenevano responsabili di cali di visibilità e abbattimento del valore dell’advertising pubblicato sulle loro pagine, a tutto vantaggio di Mountain View. Non si tratta comunque di una resa definitiva, dal momento che i soggetti coinvolti hanno dichiarato che continueranno la propria battaglia presso il Tribunale dei brevetti e dei marchi, dove cercheranno di far rispettare il diritto d’autore ancillare, teso a coprire gli snippet, mentre contemporaneamente tenteranno di ottenere la protezione dell’antitrust, considerato anche il “travolgente potere di mercato” del motore di ricerca. Certo è che il colosso del web possiede una quota di mercato talmente alta nelle ricerche, che non apparire nei suoi risultati significa perdere sicuramente una parte di click e quindi di utenti. “Vg Media si è inchinata solo perché il potere di mercato di Google è superiore al 90%. La perdita di ricavi – hanno tuonato i vertici – ha minacciato gli editori. La riduzione del testo presentato e l’eliminazione delle immagini su tutti i servizi di ricerca di Google, rappresentano una sostanziale pressione economica verso gli editori. È chiaro che questo li ha portati contro la loro volontà, a ordinare a Vg Media di dare il libero consenso”. (V.R. per NL)