Esclusi i contributi all’editoria nella Legge di Bilancio 2025: la FIEG denuncia il rischio per il pluralismo e l’occupazione, lanciando un appello ai parlamentari per garantire il mantenimento del diritto all’informazione di qualità.
Sintesi
L’improvvisa decisione di escludere i contributi all’editoria dalla Legge di Bilancio per il 2025 (qui per la consultazione del p.d.l. 2112) ha scatenato una forte reazione da parte della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG).
L’associazione ha espresso “sconcerto” attraverso un comunicato ufficiale, rivolgendo un appello pubblico su tutte le testate quotidiane e periodiche edite dalle imprese associate.
Vediamo quali sono le implicazioni della decisione, cercando di delineare scenari futuri per il settore dell’informazione professionale in Italia.
Il contesto: i tagli nella Legge di Bilancio 2025
La Legge di Bilancio per il 2025 ha portato importanti cambiamenti per numerosi settori culturali: se, da un lato, sono stati destinati 1 miliardo e 60 milioni di euro al cinema, agli spettacoli dal vivo (musica, teatro, danza e circhi) e interventi significativi sono stati stanziati per altre iniziative come il superbonus, dall’altro, il settore dell’informazione professionale è stato escluso dai finanziamenti.
La decisione, ovviamente, ha suscitato dure reazioni, considerando il ruolo centrale che l’informazione riveste in una democrazia moderna.
La reazione della FIEG
La prima presa di posizione è pervenuta immediatamente dopo la conoscenza della norma soppressiva dal presidente della FIEG, Andrea Riffeser Monti, che ha espresso una dura critica nei confronti dell’esecutivo. “Questo governo si sta dimostrando sordo a ogni iniziativa a sostegno del pluralismo e della libertà di stampa,” ha dichiarato.
Riffeser ha sottolineato come tale decisione metta a rischio non solo l’occupazione di centinaia di giornalisti e migliaia di lavoratori nel settore editoriale, ma anche il diritto dei cittadini ad essere informati in modo adeguato.
Latitanza del governo
“Non possiamo non prendere atto della latitanza del governo verso ogni iniziativa concreta a sostegno dell’informazione professionale di qualità,” ha aggiunto. “Tale sconcertante comportamento mette a rischio l’occupazione di centinaia di giornalisti e di migliaia di occupati delle nostre imprese oltre che a compromettere il diritto dei cittadini ad informarsi e ad essere informati.”
L’appello al Parlamento
La FIEG non si è limitata a esprimere il proprio dissenso, ma ha deciso di agire pubblicamente.
“Non restiamo silenti: con un appello che pubblichiamo su tutte le testate quotidiane e periodiche edite dalle nostre imprese – conclude Riffeser – invitiamo tutti i parlamentari, dei gruppi di maggioranza e di opposizione, a porre rimedio alla sordità del governo votando a favore di interventi concreti e adeguati a garantire effettività all’articolo 21 della Costituzione e al pluralismo dell’informazione“.
L’appello
Questo il testo integrale dell’appello pubblicato: “Gli editori della FIEG – rilevato che: nella legge di Bilancio si stanziano a sostegno del cinema e degli spettacoli dal vivo (musica, teatro, danza e circhi) 1 miliardo e 60 milioni di euro per il 2025; gli oneri stimati a carico dello Stato per il superbonus 110% sono pari a 123 miliardi di euro; interventi di sostegno al settore sono stati promossi e finanziati dai precedenti governi nella scorsa legislatura – esprimono sconcerto per la decisione dei partiti della maggioranza di governo di abbandonare nella legge di Bilancio per il 2025 il settore dell’informazione professionale e di qualità. Rivolgono un appello a tutti i parlamentari italiani affinché votino gli interventi per garantire effettività all’articolo 21 della Costituzione e al pluralismo dell’informazione”.
Implicazioni della decisione: occupazione a rischio
L’assenza di contributi pubblici potrebbe portare a una significativa riduzione dei posti di lavoro nel settore editoriale. Uno scenario che metterebbe a rischio la sostenibilità economica di molte testate locali e nazionali, già provate dalla crisi del modello di business tradizionale basato sulla pubblicità e sulla vendita di copie.
Minaccia al pluralismo
La mancanza di fondi rischia quindi di aumentare la concentrazione del mercato editoriale, con un potenziale indebolimento del pluralismo dell’informazione. Le piccole testate indipendenti potrebbero essere le più colpite, lasciando spazio ai grandi conglomerati mediatici e alle piattaforme digitali globali.
Impatto sui cittadini
Il venir meno del sostegno all’informazione professionale comprometterebbe il diritto dei cittadini ad accedere a un’informazione verificata e di qualità. Uno scenario che potrebbe aggravare la proliferazione di notizie non affidabili ed incrementare la perdita di fiducia nei confronti dei media tradizionali, abbandonati al loro destino.
Scenari futuri
In attesa di evoluzioni, vediamo quali potrebbero essere gli scenari.
Una possibile revisione della Legge di Bilancio 2025 spinta dall’appello della FIEG e dal supporto di alcune forze parlamentari, potrebbe portare a un reinserimento dei contributi, magari con una differente modulazione.
Sostegno modulato
In questo caso, raccogliendo le numero istanze disattese negli ultimi anni, potrebbe essere previsto un sostegno modulato, più marcato alle testate indipendenti a fronte di una diminuzione complessiva del sostegno, garantendo la sopravvivenza di una varietà di voci nel panorama mediatico.
Collaborazioni pubblico-private
Esiste però la possibilità che il Governo rimanga saldo sulle proprie posizioni. In questo caso, in assenza di contributi diretti, il settore editoriale dovrebbe necessariamente sviluppare collaborazioni con enti pubblici e privati per sostenere progetti di innovazione tecnologica e formazione professionale.
Iniziative che, però, richiederebbero tempo e risorse per essere attuate.
Ulteriore concentrazione del mercato
Quel che è certo è che, se non venissero adottate misure correttive, si potrebbe assistere a una maggiore concentrazione del mercato, con il rischio che le grandi piattaforme digitali rafforzino ulteriormente la loro posizione dominante a discapito delle realtà nazionali.
Conclusioni
La decisione del governo di escludere i contributi all’editoria dalla Legge di Bilancio 2025 rappresenta certamente un segnale preoccupante per il futuro dell’informazione professionale in Italia. Come sottolineato dalla FIEG, è fondamentale garantire il pluralismo e la qualità dell’informazione, pilastri essenziali di una democrazia sana.
Sensibilità parlamentare
Resta da vedere se il Parlamento maturerà una sensibilità tale da rispondere all’appello degli editori, correggendo una scelta che rischia di avere conseguenze durature per il settore e per la società nel suo complesso. (E.G. per NL)