Non si erano mai amati veramente, Le Monde – il quotidiano più autorevole della sinistra francese – ed Eric Fottorino, il suo direttore, che tre anni fa aveva raccolto la pesante eredità lasciatagli da Jean-Marie Colombani, storico numero uno del giornale.
Pesante non solo per il prestigio del suo predecessore, ma anche per la situazione economica disastrosa che Fottorino si era trovato ad affrontare e a cui non aveva saputo far fronte. Quando, infatti, lo scorso novembre, una cordata facente capo al mecenate e businessman Pierre Bergè, al banchiere Matthieu Pigasse e al patron dell’Internet Prodivder Free, Xavier Niel, aveva prelevato la quota azionaria di maggioranza del giornale, il bilancio di Le Monde parlava di un buco da 110 milioni di euro. In realtà, però, la falla è ben maggiore e i ben informati parlano di un rosso addirittura da 200 milioni di euro. Sarebbe questa la ragione principale, nonostante i comunicati stampa parlino di “divergenza di vedute”, che avrebbe spinto i nuovi azionisti, lo scorso 15 dicembre, a sollevare Fottorino, anzitutto dal ruolo di Presidente del Consiglio di Gestione, riservandosi poi la possibilità di decidere, con l’arrivo del nuovo anno, se mantenerlo o meno alla guida editoriale del quotidiano parigino. I due ruoli, tradizionalmente, sono ricoperti dalla stessa persona ma l’urgenza di tappare i buchi e far partire una nuova era per il giornale avevano indotto la nuova proprietà a operare con urgenza. Al posto di Fottorino, infatti, era stato nominato, appena un giorno dopo il suo addio, Louis Dreyfus, consigliere personale di Pigasse. L’ex direttore non l’aveva presa bene e in una lettera al suo sostituto aveva parlato di “persecuzione morale” nei suoi confronti, chiedendosi se davvero “lo scopo di tutto ciò” fosse quello di “disgustare i dirigenti al punto da spingerli a lasciare l’azienda, evitando così di dover pagare loro delle indennità di licenziamento”. Sollevato da ruolo di Presidente del Consiglio di Gestione, Fottorino era stato lasciato alla guida del giornale per qualche settimana, fino a quando, in sostanza, la nuova proprietà non avesse trovato il nome giusto per sostituirlo. Quel nome è giunto ieri ed è quello, a sorpresa, di Erik Israelewicz, cinquantaseienne giornalista, esperto d’economia, già direttore di Le Tribune e Les Echos, entrambi quotidiani economici. Israelewicz, tra l’altro, aveva anche ricoperto in passato il ruolo di capo redattore di Le Monde. Secondo le regole vigenti nella redazione del giornale, però, il nome proposto dalla dirigenza, per divenire direttore, deve essere approvato da almeno il 60% dei rappresentanti della Società dei Redattori, che il prossimo 7 febbraio voterà la “fiducia” a Israelewicz. Siccome, però, il periodo di forti cambiamenti non riguarda soltanto Le Monde, anche in casa dell’altro grande giornale francese, il conservatore Le Figaro, c’è grosso fermento. Il direttore generale del gruppo, Francis Morel, infatti, la scorsa settimana ha rassegnato le sue dimissioni, per via di dissapori venutisi a creare con il gruppo Dassaelt, dal 2006 proprietario di Socpresse, editore del giornale. Al suo posto è stato nominato Marc Feullet, già presidente del gruppo Express-Roulerte. (L.B. per NL)