Via libera definitivo della Camera al ddl editoria, che disciplina principalmente il sostegno pubblico al settore. Ecco, in sintesi, il testo trasmesso al Senato.
Ad alimentare il Fondo saranno le risorse statali per il sostegno all’editoria quotidiana e periodica, ma anche quelle per le emittenti locali. Previsto l’uso di una quota, fino a 100 milioni di euro annui per il periodo 2016-2018, delle eventuali maggiori entrate da canone Rai in bolletta. Ci sarà anche un contributo di solidarietà da parte dei concessionari di pubblicità su tv e stampa (0,1% del reddito complessivo annuo). Il testo delega il governo a ridefinire l’intera disciplina, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, partendo dalla platea dei beneficiari. Tra questi, oltre alle tv locali, le cooperative giornalistiche e gli enti senza fini di lucro, quotidiani e periodici delle minoranze linguistiche, imprese ed enti che editano periodici per non vedenti o ipovedenti, associazioni di consumatori, imprese editrici di quotidiani e periodici diffusi all’estero. Esclusi esplicitamente i giornali di partito e le imprese editrici di quotidiani e periodici che fanno capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate. L’ammontare del contributo dipenderà dal numero di copie annue vendute (che non può essere inferiore al 30% delle copie distribuite per le testate locali e al 20% per quelle nazionali) e dagli utenti unici raggiunti, oltre che dal numero di giornalisti assunti. Previsti criteri premiali per l’assunzione a tempo indeterminato di under 35 e limiti massimi al contributo erogabile (50% del totale dei ricavi dell’impresa). Amministratori, dipendenti e consulenti Rai non potranno percepire stipendi superiori ai 240 mila euro, tetto che non potrà essere superato anche qualora l’azienda dovesse emettere bond. Il provvedimento prevede anche una riduzione delle risorse pubbliche alle imprese che superano nei confronti del proprio personale, di collaboratori e amministratori, il limite di 240 mila euro. Il governo è delegato a deciderne la rimodulazione. Il governo dovrà incentivare gli investimenti nell’innovazione digitale, assegnare finanziamenti a progetti innovativi, liberalizzare la vendita dei prodotti editoriali e gli orari di apertura dei punti vendita, incentivare sul piano fiscale gli investimenti pubblicitari su quotidiani e periodici nonché sulle radio e tv locali. Il testo delega il governo ad adottare, sempre entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, criteri più stringenti per il ricorso ai prepensionamenti dei giornalisti e a rivedere la procedura per il riconoscimento degli stati di crisi, nonché a riordinare e razionalizzare le regole per il Consiglio dell’Ordine (il numero dei componenti viene ridotto a 60, riequilibrandone il rapporto tra professionisti e pubblicisti, due terzi e un terzo). Il governo dovrà semplificare l’erogazione dei contributi, che avverrà in due rate (la prima entro il 30 maggio, pari al 50%). Il testo disciplina, inoltre, tempi e modalità di presentazione delle domande e stabilisce i requisiti per la testata online (deve essere regolarmente registrata presso una cancelleria di tribunale, avere un direttore responsabile iscritto all’Ordine, produrre principalmente informazione con aggiornamento quotidiano, non essere una mera trasposizione telematica di una testata cartacea né un mero aggregatore di notizie). Infine, relativamente alla concessione RAI, il periodo di vigenza viene ridotto a dieci anni, con un regime transitorio di non oltre tre mesi. (E.G. per NL – fonte ANSA)