Partiti sull’orlo di una crisi di nervi, fogli di partito sull’orlo di una crisi di bilancio. Mentre la Lega naviga solitaria nelle acque dell’opposizione parlamentare, infatti, è in preda a spaccature interne – la fronda Maroni – e di coalizione – addio politico al Pdl -, il suo giornale si barcamena tra conti sempre più in rosso e redazione sul piede di guerra.
La Padania tira 60mila copie, molte delle quali restano puntualmente invendute, ha un formato antidiluviano e un sito web senza alcun contenuto originale. Si limita a titoloni a effetto che neanche le sparate di Bossi e non fa che lamentarsi di tutto e tutti (ex alleati e vecchi e nuovi avversari) e assume toni simili alle pantomime che si ascoltano su Radio Padania. Obiettivo ultimo, come ovvio, il governo Monti (che la Lega non appoggia) e i suoi presunti ritardi. “Monti ci sei o ci fai?” titolava ieri il giornale, accusando il neo premier di tergiversare e non varare le annunciate misure anticrisi. Fatto sta che La Padania, a fronte di 4 milioni di finanziamenti annui ricevuti dallo stato in quanto foglio di partito, perde un milione netto ogni dodici mesi, alcuni giornalisti sono in cassa integrazione da quattro anni e le prospettive non promettono nulla di buono: incentivi all’esodo, cassa integrazione a rotazione per il resto della redazione e contratti di solidarietà sono le misure che saranno varate per tagliare i costi. L’unica mano potrebbe darla la Lega, dal momento che l’editore Editoriale Nord è una cooperativa controllata da esponenti del Carroccio: il capogruppo al Senato Federico Bricolo e quello alla Camera Marco Reguzzoni (il saggista che ha scritto il libro sulla storia della Lega senza praticamente citare Maroni, reo di soffiare in direzione opposta agli altri senatori, e che propone il Trota come erede al trono del padre), solo per citarne alcuni. I giornalisti, intanto, sono in sciopero delle firme, mentre dalle prime pagine si continua a bastonare Monti e il nuovo governo. Ma senza firmarsi. (G.C. per NL)