Editoria. La carta stampata a braccetto con il digitale: Mondadori con Anobii apre la strada all’innovazione

Era stato un tweet lo scorso 11 marzo a ufficializzare l’investimento del gruppo di Ernesto Mauri: il social network dedicato ai libri, nato nel 2006 a Hong Kong da un’idea di Greg Sung, aveva catturato a tal punto l’interesse della società Mondadori, da spingerla alla decisione dell’acquisto.

Prima che Facebook, Instagram e Twitter inglobassero ogni settore, il lato social dell’editoria sul web era soprattutto Anobii: grazie al portale, che vanta più di un milione di iscritti nel mondo, di cui 300 mila solo in Italia, gli utenti hanno la possibilità di collocare sugli scaffali virtuali i propri libri preferiti, individuarne altri e condividerli con l’aiuto della community, avendo a disposizione un catalogo che conta 40 milioni di testi. L’accordo stipulato a Segrate ha lasciato intatto il team del “tarlo della carta” (il nome Anobii deriva infatti da Anobium Punctatum, epiteto utilizzato nei paesi anglosassoni per indicare gli appassionati della lettura) e Mondadori ha reso noto che la squadra della piattaforma online avrà “un ruolo centrale nel progetto per capitalizzare il prezioso patrimonio di conoscenza della comunità e delle sue dinamiche. Sono già previsti investimenti per una nuova fase in cui, in breve tempo, Anobii raggiungerà i più elevati standard tecnologici e sarà dotato delle risorse necessarie per lo sviluppo di nuove funzionalità al servizio degli utenti”. Mauri, amministratore delegato del gruppo Mondadori, ha poi specificato che “grazie all’acquisizione, la strategia societaria di sviluppo nell’area libri si concretizza con un’operazione che ben ne rappresenta le caratteristiche: i lettori al centro. Una piattaforma che ci permetta di ascoltare le persone è fondamentale per la crescita del digitale nei libri e per la costruzione della casa editrice del futuro”. L’idea di fondo sarebbe dunque quella di avere un “luogo” in cui concentrare le opinioni dei lettori, per orientarsi meglio di conseguenza nelle scelte di pubblicazione. Per il maggiore editore in Italia di libri e periodici che, come ricorderanno i lettori, ha chiuso il 2013 in calo rispetto all’anno precedente, l’acquisto di Anobii, così come la recente collaborazione con Kobo (società dedita alla vendita di e-reader ed e-book) sono i segnali non solo di un ulteriore passo in avanti sul terreno dell’innovazione, ma anche di una futura possibilità di incremento del fatturato. “L’editoria digitale sta prendendo due strade: da un parte c’è il libro cartaceo che esiste e continuerà ad esistere ma si arricchirà di contenuti tecnologici, dall’altra “cose” che non si chiamano più libri ma prodotti editoriali, nati direttamente dalla tecnologia digitale. Tutti, per il momento, convivono. Il problema semmai è che la maggior parte degli editori tradizionali sta alla finestra in attesa di capire quali nuovi modelli di business ne deriveranno” ha affermato Stefano Saladino, presidente dell’associazione Luoghi di Relazione, ideatrice ed organizzatrice del Digital Festival, che quest’anno collabora con il Salone del Libro nella realizzazione dell’area startup “Book to the future”. Per la prima volta all’evento torinese, in programma dall’8 al 12 maggio, sarà presente un intero spazio (padiglione 2 di Lingotto Fiere) dedicato a dieci startup, selezionate attraverso un bando internazionale, rivolte all’offerta di contenuti innovativi relativi ai prodotti editoriali. La maggior parte delle candidature è pervenuta dall’Italia (in piccola percentuale anche da Spagna, Francia e Israele): le aziende che verranno selezionate potranno usufruire di un palinsesto di incontri business to business preorganizzati, con società di venture capital o business angel italiani e internazionali (gli appuntamenti seguiranno lo schema e la logica degli speed date, e avranno un durata massima di 5 minuti l’uno). In un paese in cui le librerie chiudono, costrette a cedere il passo alle grandi catene di distribuzione, in cui le case editrici vedono il crollo delle loro entrate, operazioni che smuovano le acque sono comunque ben accette (del resto anche i grandi colossi d’oltreoceano si erano lanciati nei mesi scorsi in una campagna di shopping che aveva toccano i più svariati settori: basti ricordare Amazon e la sua Fire Tv oppure le acquisizioni – per cifre da capogiro – di Instagram, Whatsapp e Oculus Vr da parte del giovane Mark Zuckenberg, patron di Facebook). (V.R. per NL)
 

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