Non è tutto oro quello che luccica. In questo caso, però, vale il discorso inverso. Una lettura superficiale dei dati di diffusione dei quotidiani nel mese di ottobre farebbe pensare un’ecatombe. Ma, a ben leggere, le cose non stanno proprio così.
Sono stati diffusi dalla Fieg i dati relativi alle vendite dei giornali nello scorso mese di ottobre e, a guardarli, verrebbe la pelle d’oca anche all’ultimo degli integrati, facendolo scappare gambe in spalla sulla sponda degli apocalittici. In realtà, la situazione, pur non rosea (ormai da anni), è meno peggio di ciò che appare. Il perché, come ci suggerisce il quotidiano economico ItaliaOggi che all’argomento ha dedicato un articolo, va ricercato nella cosiddetta politica della “pulizia”, ovvero l’eliminazione da parte degli editori di tutte quelle copie distribuite all’estero, gratuitamente, in promozione a compagnie aeree, scuole e catene alberghiere, il cui unico (o quasi) scopo era quello di gonfiare le cifre di distribuzione al fine di attirare gli investitori pubblicitari. Le cifre di ottobre 2009, infatti, se comparate a quelle di un anno prima, fanno rabbrividire. Ma bisogna aspettare il prossimo giugno 2010, dicono, per avere un’idea meno approssimativa dello stato in cui versa la carta stampata. Lo sanno bene quelli del Corriere che, nonostante cifre che farebbero gridare alla crisi, non sono poi così preoccupati. Via Solferino ha visto, infatti, le sue copie calare del 10,8%, raggiungendo quota 530.848. A questi dati, però, occorre applicare una tara che comprende il taglio delle copie inviate ai mercati stranieri poco redditizi, e l’aumento di prezzo applicato alle copie distribuite alle compagnie aeree e alle catene alberghiere che, quindi, hanno limato il volume degli acquisti. Stessa sorte, anche se con dati meno scoraggianti, è toccata a Repubblica. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro perde, sulla carta, il 3,6%, dato anch’esso non troppo attendibile per due ragioni: la prima è che, come il Corriere ed altre testate, anche il quotidiano romano ha effettuato questo taglio di copie distribuite, ma lo ha fatto alcuni mesi fa (perdendo d’un tratto 100mila copie), con il risultato che, dopo mesi di cali (sempre sulla carta) più consistenti, ora i dati iniziano ad assestarsi; la seconda ragione è che, proprio in virtù di questo assestamento, a guardar bene, le vendite in edicola sono addirittura aumentate del 4,1%. Andando un po’ più indietro, e sempre tenendo presente la questione dei “tagli” (o della “pulizia”, come la chiama ItaliaOggi), si registrano perdite anche per quanto riguarda la Gazzetta dello Sport (-4%), la Stampa (-2,47%), il Messaggero (-1,8%) e Libero (-5,3%). Acquista qualche copia venduta, nonostante l’addio di Dino Boffo, l’Avvenire (+3%). Un discorso a parte lo meritano il Sole 24 Ore e il Giornale. Il quotidiano da pochi mesi diretto da Gianni Riotta (primo direttore “generalista” non proveniente da una scuola di giornalismo economico) è in caduta libera. Sarà la crisi economica e la necessità d’evasione, saranno gli argomenti popolari che hanno letteralmente fagocitato l’informazione in questo 2009 che si avvia a concludersi, sarà una crisi di natura editoriale (di cui, purtroppo, risente anche l’ottima Radio 24, che continua a perdere ascoltatori da quando l’editore ha deciso, lo scorso anno – pazzia, a nostro avviso – di congedare il direttore Giancarlo Santalmassi), ma il quotidiano di Confindustria continua a perdere. Va bene che anch’esso è in piena politica di “tagli” ma il -17,7% non può essere addebitato esclusivamente a tale ragione. Discorso inverso vale per il Giornale di Vittorio Feltri. Da quando l’editore Berlusconi ha deciso di riportare l’ex direttore di Libero alla guida del quotidiano di via Negri, le vendite sono schizzate. Così tanto da ammortizzare in surplus la politica dei “tagli”. Feltri continua a valere una media di 40mila copie in più dello sfortunato traghettatore Giordano e i dati parlano così: 210.855 copie vendute in edicola ad ottobre e +15,1% rispetto al 2008. Aggiungiamo, ora, i “tagli”: 14mila copie abbinate eliminate e 3mila copie di promozioni scomparse. Il dato reale, a questo punto, sarebbe un aumento del 27% invece che del 15. Chapeaux. (G.M. per NL)