Editoria: informazione a pagamento. Avremo notizie di serie A e notizie di serie B?

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“C’è la crisi”. Una frase che sintetizza tutto e niente, uno scudo dietro al quale è possibile celare ogni tipo di problema economico, aziendale o editoriale. Vogliamo volutamente essere provocatori, quando dietro lo spettro della crisi c’è chi ipotizza di inserire, all’interno dei pnewscorp 1 - Editoria: informazione a pagamento. Avremo notizie di serie A e notizie di serie B?ortali delle più famose testate giornalistiche oltre oceano, accessi a pagamento per visualizzare informazioni da sempre gratuite e, nella maggior parte dei casi, fotocopia di quelle che già si leggono a pagamento tramite il supporto cartaceo. Gli economisti insegnano da tempo che per fare fronte ad una crisi è necessario prendere coscienza della reale situazione economica del proprio paese, innovare o trasformare i propri processi produttivi, modificare l’offerta, insomma farvi fronte con i propri mezzi senza andare, per quanto possibile, a discapito di altri soggetti. L’idea di far pagare le notizie potrebbe però risultare un processo pericoloso dal quale, una volta entrati, potrebbe essere difficile uscire. Rupert “Shark” Murdoch, patron del colosso editoriale internazionale News Corporation, ha come noto annunciato di voler avviare il prossimo anno l’accesso a pagamento per tutti i suoi siti di informazione, dando così inizio alla trasformazione del sistema mediatico, accelerata in questi ultimi mesi dalla crisi economica e dal collasso della pubblicità. A ruota potrebbero seguire, nel giro di poco, molte altre importanti testate oltre oceano, tra le quali Le Figarò. le figaro - Editoria: informazione a pagamento. Avremo notizie di serie A e notizie di serie B?Ora, sorge spontanea una domanda: ci sarà differenza tra le notizie gratuite e quelle a pagamento? La loro attendibilità, completezza, veridicità sarà uguale per tutte o vi saranno delle incongruenze? Facile aspettarsi, nell’epoca dove pubblicità e interessi economici dominano e dettano le regole del mercato, che la parte a pagamento dell’informazione sia più completa, ricca e appetibile mentre la parte “free” potrebbe risultare incompleta, meno attendibile e poco interessante. Viene quasi da pensare che l’informazione potrebbe diventare appannaggio di chi se la può permettere, per quanto poco dispendiosa essa possa risultare. E quali saranno le notizie a pagamento e quali quelle gratuite? C’è il rischio che tutto ciò che riguarda il gossip, le veline, le notizie patinate sarà contenuto gratuito mentre la politica, l’economia, gli assetti geopolitci internazionali e gli approfondimenti su questi temi saranno contenuto a pagamento perché – ci diranno – costituiscono valore aggiunto all’informazione; mentre, in realtà, costituiscono la vera informazione. Attenzione quindi a chi vuol farci credere che questo modello rappresenta la vera soluzione alla crisi economica. Il rischio è il dominio, ancor più marcato di quanto non sia oggi, dell’informazione da parte di pochi a discapito dei molti che per conoscere dovranno mettere mano al portafoglio. (M.P. per NL)

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