Le testate francesi puntano sul digitale, Le Figaro in testa. Intanto l’Italia rimane indietro sulla sua integrazione, anche se Mondadori sembra cambiare marcia.
C’è un tema che ricorre incessantemente quando si discute sullo stato di salute dell’editoria in Italia: quello del rapporto che c’è, o ci dovrebbe essere, tra la carta stampata e le opportunità offerte dalla nuova era digitale. Troppo spesso si vede una ferma ostinazione nell’opporsi all’inevitabile avvento del 21° secolo; e troppo spesso questo atteggiamento ha presentato il conto direttamente tra i bilanci del mondo editoriale. In risposta alle loro difficoltà, gli addetti ai lavori si sono prodigati nell’alzare muri fatti di pronte scuse per proteggersi dall’inarrestabile tracollo; il tutto condito da accuse sprezzanti a 360°, frutto di un’imperdonabile cecità nei confronti della verità oggettiva. Quando la Fieg chiede e pretende di partecipare alla spartizione dei fondi derivanti dal canone, probabilmente dà ragione alle sensazioni di chi osserva, scoraggiato, che la soluzione sembra dover sempre arrivare dall’alto. Nella richiesta, forse, non si tiene conto dei problemi essenziali: le lamentele non pagano e, soprattutto, non si può vivere di soli contributi; andare oltre ad un cieco conservatorismo, nostalgico dei tempi andati, si è dimostrato essere invece l’unica soluzione adottata. Basti guardare al cambio di passo fatto da Lagardère in Francia, che soltanto nel 2008 si era unito al coro comune degli editori che identificava Google come “la causa di tutti i mali”; ora invece ha voltato pagina, puntando sul digitale. «L’apporto del digitale permette ormai di compensare possibili cali delle pubblicazioni cartacee»: queste le parole di Marc Feuillée, che dirige il quotidiano d’oltralpe Le Figaro. E non si tratta solo di belle parole: il periodico francese ha chiuso il 2015 con un risultato operativo in crescita del 5%, mentre in Italia quasi nessuno può permettersi di non boccheggiare; le attività digitali sono cresciute del 12% e per l’anno venturo si prevede che queste peseranno per il 35% sul totale. Che sia la ricetta francese quella definitiva per uscire dal tracollo? Evidentemente Mondadori la pensa così, avendo deciso di abbandonare il mondo dei periodici cartacei italiani per buttare un occhio nel corrispettivo francese (è al vaglio l’offerta di 55 milioni per l’acquisizione delle testate del gruppo Lagardère). Insomma, in attesa di vedere se la “ricetta francese” funzionerà anche nel lungo periodo, è soltanto una la ricetta che può indiscutibilmente funzionare: smettere di guardare la pagliuzza nell’occhio altrui, preoccupandosi piuttosto della trave nascosta nel proprio. (G.C. per NL)