E’ stato pubblicata ieri da Sole24Ore.com, la traduzione di un editoriale del giornalista Michael Kinsley sul futuro dell’editoria cartacea.
La riflessione dell’editorialista di Atlantic si propone di spiegare cosa dovrebbe fare chi scrive sui giornali di carta per non peggiorare la posizione, nonché il prestigio, del proprio quotidiano. E mai come in questo caso l’espressione “darci un taglio” sarebbe stata più opportuna. Infatti, stando a quanto argomenta Kinsley, le ragioni della crescente crisi del settore editoriale non è da ricercare nell’evidente progresso tecnologico. Anzi, la carta stampata dovrebbe (paradossalmente) apprendere e imitare i modelli di contributi giornalistici pubblicati online, con il chiaro intento di imparare a comunicare al lettore ciò che di fatto cerca: l’essenziale, la notizia. Ragion per cui la locuzione “darci un taglio” è stata utilizzata per suggerire ad alcuni colleghi (note firme del New York Times o del Washington Post, per esempio) di dimenticare i vecchi stili con i quali si propinavano notizie e approfondimenti e, piuttosto, di rinnovarsi scegliendo lo stile (più adatto e aggiornato) del web, riducendo molti di quei contenuti che comunque il pubblico non leggerà mai. In effetti, considerato il tempo a disposizione dei lettori, piuttosto che la molteplicità di situazioni e dispositivi che consentono di fruire notizie, è comprensibile che la maggioranza del pubblico cerchi solo ultim’ora, notizie flash, titoli e, più in generale, notizie abbastanza brevi da essere lette e comprese completamente nel giro di pochi minuti. Quindi, la decadenza di molti quotidiani cartacei potrebbe essere da imputare allo stile datato della maggior parte dei giornalisti che vi collaborano, non all’evoluzione tecnologia, rea di aver fatto migrare lettori e investimenti sulle nuove piattaforme. Certo è che, nonostante ci sia un fondo di verità nelle parole di Kinsley, imparare a scrivere seguendo gli stili utilizzati sul web risulta un incomprensibile paradosso. Negli ultimi anni sono stati molti i colleghi che hanno accusato (più o meno ingiustamente) il web per aver ridotto tempi e contenuti, conducendo all’ovvia svalutazione informativa di approfondimenti e articoli d’inchiesta, di norma pubblicati sui quotidiani tradizionali. Internet poi, da parte sua, si è direttamente esposto alle accuse provenienti dalla carta stampata, soprattutto per via dei numerosissimi blogger, aggregatori di notizie o portali di informazioni non originali, che replicano impropriamente l’essenza del lavoro confezionato da terzi. E’ comunque vero che l’editoria sta vivendo una sorta di svolta epocale, nella quale non si parlerà solo di piattaforme, tecnologia ed investimenti, ma anche di contenuti, nella misura in cui sarà necessario adattarli alla e-reader generation (o forse, tablet-generation?). Un’epoca (già abbastanza attuale) nella quale non ci saranno più pagine da sfogliare, né edicole da raggiungere. (Marco Menoncello per NL)