Dopo questi risultati, gli annunci del tracollo della carta stampata rischiano di diventare bizzarri quanto quelli della fine del mondo.
Infatti, stando a quanto riportato in data odierna da ItaliaOggi, la maggior parte dei quotidiani USA dati per spacciati ha superato (in qualche modo) la crisi e non è stato in alcun modo obbligato a chiudere i battenti. Il risultato finale, analizzato su scala nazionale, parla di 11 quotidiani statunitensi spariti dalla circolazione sul potenziale di 1.400, dunque semplicemente l’1%. Certo, il tutto è riuscito anche con un generale taglio del personale del 20%, che difficilmente riuscirà ad essere ricollocato a breve, ma le testate hanno trovato il loro modo (economico ed editoriale) di resistere alla crisi e di risolverne parte per rimanere in piedi dignitosamente, almeno nel mercato locale (a tratti più complicato di quello nazionale, per certi versi). Insomma, sono stati ridotti gli staff, sono state accorpate le redazioni e molti contributi sono rimasti esclusivamente sul web; a questo si aggiungano rimescolamenti di capitali per coloro che rischiavano la bancarotta e introiti alternativi per chi soffriva di raccolta pubblicitaria debole; ma alla fine tutti (o quasi) ce l’hanno fatta e hanno raggiunto il 2010. Tra questi vanno annoverati: Philadelphia Daily News, Minneapolis Star Tribune, Miami Herald, Detroit News, Boston Globe e San Francisco Chronicle, oltre a tante altre prestigiose testate made in USA. Come andrà nel 2010? Impossibile dirlo, anche perché si attende con ansia che i metodi non tradizionali di leggere il giornale (e-reader come Kindle, iPad ecc.) entrino a regime nel sistema editoriale americano. Solo allora avremo modo di comprendere l’incidenza della tecnologia e l’effetto che questo ribaltamento di assiomi potrà avere sulla carta stampata. (M.M. per NL)