Per analizzare la situazione che stiamo vivendo e, nello specifico, per capire in che modo le aziende stiano affrontando il momento di crisi, in data 08/04/2020 il quotidiano Italia Oggi ha intervistato Giacomo Moletto, chief operating officer Hearst Europe e country manager di Hearst Italia.
Il gruppo Hearst nella Penisola edita Elle, Marie Claire, Cosmopolitan, Esquire, Gente e vede gran parte del proprio fatturato – che deriva dal mondo del fashion, degli accessori e del beauty – dipendente dalla raccolta pubblicitaria, sicuramente uno dei settori più fortemente colpiti da questa emergenza.
“Meno esibizionismo, ma i consumi sul beauty non subiranno un tracollo”
Nella prima parte dell’intervista Moletto dichiara che è difficile prevedere come le cose si evolveranno, quando questo “incubo” sarà finito, ma sicuramente la nostra vita non sarà più come prima: “Verrà il momento di riaprire il sistema, con una polarizzazione tra chi è molto spaventato e starà in casa, e chi invece deciderà che il rischio legato al virus, in una fase diversa da quella che viviamo oggi, sarà accettabile e tornerà a una vita simile a quella che faceva prima”.
Secondo il Chief operating officer di Hearst Europe i prossimi mesi saranno caratterizzati da una minore attitudine verso l’esteriorità e l’esibizionismo; a suo parere, però, i consumi dei prodotti per la cura del corpo e della casa ripartiranno molto velocemente. Non ci sarà un tracollo ma solo un rimodellamento.
“Fondamentale lo spazio di decompressione. Bene il settore edicola: la gente necessita di svago”
Alla domanda “Da un punto di vista editoriale come cambiano i prodotti di Hearst?”, Moletto ha così risposto: ”In questa fase mi piace riscoprire il valore del servizio che stiamo dando al lettore, producendo contenuti più pensati e sicuramente meno ansiogeni di quelli della tv o dei quotidiani. Il tema di uno spazio di decompressione credo sia fondamentale”.
Sottolinea, inoltre, il fatto che i dati di vendita delle edicole – relativi ai prodotti di enigmistica, quelli per bambini e i settimanali Elle e Gente – stiano andando molto bene e siano in linea con l’anno 2019, risultando in questo modo estranei al trend di calo generale.
“Nessun licenziamento ma tagli drastici a costi e contributi esterni”
Come gli viene fatto notare, spesso accade che in momenti di difficoltà vengano fatti tagli su settori magari già in crisi, ma a tal proposito, in relazione al gruppo Hearst, Moletto ha dichiarato che “Dagli Stati Uniti l’azionista ci ha detto che in questa fase non si licenzia nessuno da nessuna parte. In realtà osservando l’andamento del Pil e dei mercati azionari mondiali, il gruppo Hearst si era preparato a una fase recessiva […] perciò tutte le filiali […] potranno resistere”.
Contributi esterni ridotti quasi a zero
Proseguendo con l’intervista, ha spiegato che invece i costi verranno drasticamente limitati – soprattutto per quanto riguarda il settore del print – e i contributi esterni verranno ridotti quasi a zero. E’ necessario mantenere solo ciò che è identitario per ogni singolo brand.
Relativamente al digitale: “Usiamo una logica di servizio al pubblico: non andiamo a caccia di traffico sul Coronavirus, non è il nostro mestiere. E a nessun investitore pubblicitario, peraltro, interessa investire su picchi di traffico basati sull’ansia e sulla paura. Infine, tutta la nostra struttura di servizi marketing e progetti pubblicitari, ora poco impiegata, è stata dirottata su progetti digitali. Sul digitale spingiamo soprattutto su e-commerce e affiliation”.
“Moda in crisi, puntiamo sul telco, food e intrattenimento”
Oltre il 50% degli incassi del gruppo Hearst derivano dal settore della moda, terribilmente penalizzato dalla chiusura forzata di tutti i negozi, ma invece: “Sui comparti telco, finanza, food, intrattenimento riusciamo a fare anche adesso interessanti operazioni di marketing service. Per noi sono settori fondamentali di sviluppo del business già da prima della crisi, insieme alla raccolta tramite survey”.
Secondo Moletto solamente con l’arrivo dei mesi estivi si potrà vedere una lenta e timida ripresa ma a settembre arriverà una nuova normalità. L’ultima domanda dell’intervista per il quotidiano Italia Oggi riguarda una previsione di chiusura dell’anno 2020: “La crisi dei fatturati è iniziata a metà 2018, a fine 2019 c’erano segnali di uscita dalla crisi dopo un’annata brutta (Hearst Italia aveva chiuso il 2019 a quota 83,1 mln di euro di ricavi, registrando 9,3 mln di euro in meno rispetto all’anno precedente, ndr), il 2020 era iniziato bene. Purtroppo è arrivata questa sberla del Covid-19 che ci prende proprio quando siamo più deboli”. (N.S per NL)