Roma, 5 settembre 2008. Protesta dei giornalisti di Liberazione che – in una nota dell’Assemblea – esprimono allarme sulle sorti della testata e sulla tutela dei posti di lavoro. E chiedono al Partito della Rifondazione Comunista, proprietario della testata, un chiaro e urgente pronunciamento sul futuro del giornale e, in particolare sulla tutela dei lavoratori. «L’editore – si legge – malgrado le sollecitazioni a termini di contratto, non ha ancora fornito al Comitato di redazione le informazioni dovute sullo stato finanziario dell’impresa. Nel frattempo, la direzione ha apportato tagli al numero di pagine del giornale e al settimanale di cultura Queer, stravolgendo di fatto il progetto editoriale. Non è dato conoscere inoltre i risultati finanziari, pubblicitari e il bilancio dell’edizione pomeridiana distribuita gratuitamente a Roma e a Milano. È stato annullato il contratto di stampa con la tipografia di Catania con inevitabili effetti negativi sulla distribuzione in Sicilia». «Da tempo – sottolineano i giornalisti – sono bloccati i pagamenti dei collaboratori.
Il Cdr di Liberazione non riceve risposte nemmeno alle ripetute richieste di stabilizzazione delle situazioni di precariato interno alla redazione. Tutto questo si inserisce in un pesante quadro di incognite finanziarie ed editoriali. Liberazione rischia infatti di essere colpita ‘mortalmente’ dall’ultima finanziaria che ha tagliato i contributi pubblici alla stampa cooperativa e di partito». La redazione esprime «forte preoccupazione per la mancanza di assicurazioni da parte dell’Editore sul futuro del giornale, per le ventilate voci di un ricorso allo stato di crisi o addirittura alla procedura fallimentare». Per questa ragione, nell’imminenza della riunione del Consiglio di Amministrazione della società editoriale, l’assemblea di redazione chiede una presa di posizione chiara e pubblica sulle condizioni di fatto e sulle concrete intenzioni dell’Editore. I giornalisti annunciano infine l’indisponibilità a lavorare all’inserto Queer se questo deve uscire in edicola con un formato di sole 4 pagine. (ANSA).