Editoria: é il digitale il traino del comparto. Ecco i dati del rapporto annuale dell´Agcom

Visto da una prospettiva globale, l’andamento dei ricavi complessivi realizzati dai mezzi di comunicazione italiani nel 2011 non é poi così negativo, se comparato ad altri settori della nostra economia in crisi.

Analizzando, però, i dati diffusi dal rapporto annuale dell´Autorità Garante per le Comunicazioni (l´ultimo dell´era Calabrò), viene alla luce un quadro, in realtà, molto meno roseo. É, infatti, il solo digitale a trainare l´intero comparto. Nell´arco del 2011, infatti, i ricavi dell´editoria elettronica ammontano a oltre 500 milioni di euro, con un balzo in avanti rispetto all´anno precedente del 24,4%. In condizioni ben più difficili, invece, versano editoria quotidiana e periodica, che perdono rispettivamente l´1,9 e il 4%. Sul versante pubblicitario, infine, l´online raggiunge il picco di 1,6 miliardi di euro, pari al 34% in più rispetto al 2010. Il trend a favore del mercato online si é ripercosso, nell´anno appena trascorso, anche nel settore delle telecomunicazioni. Per la prima volta, infatti, nel 2011, il fatturato della navigazione su internet via telefono cellulare ha superato quello degli sms (considerate che molti contratti internet per telefono mobile comprendono sms gratuiti o ne aggirano l´utilità grazie alla possibilità di utilizzare le mail direttamente dal cellulare): 2,41 miliardi contro 2,33, in un mercato, comunque, in leggera crisi, decresciuto del 3,7%. Nel complesso, infine, i prezzi al dettaglio dell´editoria quotidiana e periodica sono cresciuti in linea con l´andamento dell´inflazione – anche per contrastare l´emorragia di copie vendute – ma, ciononostante, l´aumento dei prezzi non sempre é andato di pari passo con un miglioramento economico per le casse degli editori: in un paese come l´Italia dove la propensione alla lettura é molto bassa, anche una lieve crescita del prezzo al dettaglio può comportare un significativo calo di copie vendute. Capitolo televisione. Anche qui, al di là di poche eccezioni, il trend si conferma negativo. Sono solo la tv a pagamento e Telecom Italia Media a terminare l´anno con in positivo, mentre tutti gli altri attori del mercato finiscono con il segno meno. In generale, il listino dei prezzi delle pay-per-view é cresciuto negli ultimo quattro anni a ritmi decisamente superiori quelli dell´inflazione. Ciò ha comportato, in combinazione con altri fattori determinati dalla crisi (come l´eliminazione di ciò che viene avvertito come bene di consumo superfluo), un calo di fatturato per l´offerta pay di Sky (-0,1%). Mediaset Premium, invece, ne é uscita indenne e, anzi, forse per via del sistema di contratti più elastici rispetto a quelli più impegnativi di Sky, é schizzata a +12,7% rispetto al 2010. Altro dato positivo é stato quello fatto registrare da Telecom Italia Media, che con un +4,1% di ricavi, é rimasto però ancorato ad un misero 1,8% come quota di mercato. Un mercato dominato sempre da Mediaset, con il 32,2% dell´intera torta, seguita da Sky al 29,9% e dalla Rai (28,5%). Il cui canone, al contrario dei prezzi delle pay tv, é rimasto ben al di sotto dell´indice di inflazione del Paese. (G.M. per NL)

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