Dopo un week-end di grande fermento, si è dovuta aspettare la tarda serata di lunedì 2 dicembre per la conferma del passaggio del controllo di GEDI dalla famiglia De Benedetti alla Exor degli Agnelli e di John Elkann. La cessione era nell’aria, come si era capito fin da quando, in ottobre, Carlo De Benedetti aveva provato in extremis a riprendersi il controllo del gruppo, sottraendolo ai figli. La faida familiare aveva molto colpito ma la sdegnata reazione dei figli all’offerta del padre non aveva convinto sulla loro reale intenzione di andare avanti con GEDI e con l’editoria, come i fatti di questi giorni hanno poi confermato.
Pochi però avevano ipotizzato che l’approdo finale delle azioni ‘di controllo’ di GEDI potesse essere non un gruppo estero ma quel socio ‘secondario’ (anche se molto prestigioso), ovvero la Exor della famiglia Agnelli, che era rimasto in posizione defilata nel gruppo (più che altro quale ‘eredità’ della ‘Stampa’ e dell’acquisito ‘Secolo XIX’), con poco meno del 6% delle azioni.
Scambio di ruoli
Invece l’esito finale (salvo future ‘evoluzioni’, naturalmente) è proprio quello di un clamoroso rientro della famiglia Agnelli quale protagonista assoluto del mondo dell’editoria e dell’informazione italiano (si ricorderanno i tempi del controllo anche del ‘Corriere della sera’), con in più stavolta anche una robusta presenza nel campo radiofonico, grazie a Deejay, Capital e m2o.
Il comunicato congiunto Cir – Exor, reso noto appunto a tarda sera (il Cda di Cir chiamato a decidere deve essere stato laborioso, perché stabilire il prezzo delle azioni da trasferire non deve essere stato semplice), spiega i dettagli dell’operazione, che non sono di poco conto. Eccoli di seguito.
Exor compra, Cir vende
Cir ed Exor “hanno sottoscritto un accordo vincolante per il trasferimento da Cir ad Exor della partecipazione in GEDI Gruppo Editoriale S.p.A., pari al 43,78% del capitale sociale, e quindi del controllo della stessa. Il corrispettivo della cessione è stato fissato in Euro 0,46 per azione e così per un prezzo complessivo di Euro 102,4 milioni”.
E ci sarà anche l’Opa
Andiamo avanti: “L’esecuzione del trasferimento è subordinata esclusivamente al rilascio delle necessarie autorizzazioni da parte delle competenti autorità, incluse la Commissione Europea e l’AgCom e, in ragione della tempistica dei procedimenti autorizzativi, è prevedibile che l’operazione potrà essere completata entro il primo quadrimestre del 2020.
All’esito del closing, Exor, che per l’operazione farà impiego di mezzi propri, avvierà per il tramite di una società per azioni di nuova costituzione un’offerta pubblica di acquisto obbligatoria (“Opa”) sulle azioni GEDI non già detenute (si calcola siano circa il 50%; Nd.R.).
Cir intende reinvestire nella nuova società, al valore corrispondente al prezzo dell’Opa, acquisendo una quota pari al 5% di GEDI in trasparenza, al fine di accompagnare l’evoluzione della società editoriale nei prossimi anni. Exor e Cir stipuleranno alcuni accordi concernenti il reinvestimento e la loro partecipazione nella nuova società, prevedendo tra l’altro il diritto di Cir di essere rappresentata nel consiglio di amministrazione di GEDI e le usuali pattuizioni concernenti vincoli agli atti di disposizione delle azioni”.
Questione di prezzo
Il prezzo delle azioni trasferite non è un particolare secondario. Infatti se la GEDI quotata in Borsa (ma potrebbe poi esserci un ‘delisting’) era stata sospesa dalle contrattazioni (in attesa di notizie) al prezzo di 0,28 centesimi, il passaggio alla Exor a 0,46 è ovviamente più favorevole. Bisogna però tenere presente che Cir aveva in carico le sue azioni in GEDI a un prezzo molto più alto, 1,2 euro, e dovrà quindi sopportare una perdita. Exor invece ha in carico il suo 5,99% a 80 centesimi e offre quindi a Cir un prezzo che è un po’ più della metà di questo valore.
Ma il mercato ha apprezzato la scelta dei De Benedetti di uscire (o quasi) dal complicato mondo dell’editoria e le azioni della società ieri – in una giornata molto negativa per Piazza Affari – sono salite di oltre il 12%. Non così quelle di Exor, che sono scese alla fine di circa il 2%.
L’ultimo elemento da considerare è che Carlo De Benedetti aveva offerto ai figli per ricomprarsi il 29,99% di GEDI un prezzo unitario di 0,25 euro ad azione. L’offerta venne respinta da Cir, che la giudicò “irricevibile” e “inadeguata”.
Nelle mani di Elkann
Al di là di questi particolari, gli interrogativi sono tutti per la clamorosa scelta di John Elkann, che nel week-end è stato prodigo di promesse e impegni sulle sue intenzioni di credere realmente ancora nell’editoria, nel buon giornalismo e – particolare assai importante – nella futura integrità del gruppo. Anche le dichiarazioni di ieri sera, a fine giornata, vanno nello stesso senso:
«Con questa operazione ci impegniamo in un progetto imprenditoriale rigoroso, per accompagnare GEDI ad affrontare le sfide del futuro. Oltre a portare l’esperienza maturata nel settore, anche a livello internazionale, Exor assicurerà la stabilità necessaria per accelerare le trasformazioni sul piano tecnologico e organizzativo. Siamo convinti che il giornalismo di qualità ha un grande futuro, se saprà coniugare autorevolezza, professionalità e indipendenza con le esigenze dei lettori, di oggi e di domani».
Tutto bene, quindi? Non resta che stare a vedere. (M.R. per NL)