“Il digitale sta cambiando in profondità l’industria editoriale, ma non esistono soluzioni standard né business consolidati. Le culture sono diverse, le economie sono differenti. E i ricavi vengono ancora per il 90% dalla carta”.
Lo ha dichiarato ieri da Bari Gianni Paolucci, presidente dell’Associazione stampatori italiana giornali (Asig), ricordando all’attenzione dei molti che è indubbiamente vero che si sperimenta e si deve sperimentare sul web ma, ugualmente, “anche i big internazionali, europei compresi, continuano a sviluppare prodotti cartacei verticali, in abbinamento alle loro principali testate”. Tanto più che, a dire de segretario Asig Sergio Vitelli, per la prima volta nel mondo i ricavi da diffusioni hanno raggiunto e superato quelli pubblicitari, considerando il sensibile calo della raccolta negli ultimi anni “l’aumento del numero di copie stampate come conseguenza dei trend in atto in paesi tra cui l’India ma anche il valore aggiunto di un giornale, ossia l’approfondimento, i commenti”. Per esser più precisi, stando al Rapporto Asig-Osservatorio Carlo Lombardi sul solo comparto tricolore, il mercato pubblicitario flette di un contenuto 0,5% nel 2015 (sul 2014) ma il suo valore pari a 6,271 mld di euro ha subito una contrazione di un quarto negli ultimi cinque anni. A raccogliere più pubblicità sono le tv con il 58,2% ma una rilevante fetta degli investimenti verrà spostata sul mobile. Nel primo trimestre 2016 si registra una piccola ripresa. Il consiglio di Vitelli per gli editori è “tendere alla globalizzazione dei prodotti, all’adattamento degli stessi alle piattaforme esistenti, alla creazione di una propria nicchia specialistica”. Insomma, al centro della Wan-Ifra Italia 2016, 19° edizione della conferenza internazionale per l’editoria e la stampa quotidiana italiana (promossa dall’Associazione mondiale degli editori Wan-Ifra e da Asig nella città della Gazzetta del Mezzogiorno edita dalla famiglia Ciancio Sanfilippo) rilevano tutti i nuovi possibili scenari del settore tra gestione dei contenuti digitali, riorganizzazioni redazionali, pubblicità, stampa e logistica. Valorizzando al contempo efficienza e contenimento dei costi. Comunque vada, “mai come oggi i giornali hanno ricoperto un ruolo centrale nella formazione dell’opinione pubblica», ha dichiarato Claudio Giua del gruppo L’Espresso che pubblica Repubblica, perché “i contenuti sono raggiungibili su molteplici piattaforme, ma i giornali restano fondamentali offrendo una gerarchia delle notizie e dando un senso al flusso di informazioni». Riflessione che non allude al voler tralasciare ogni tentativo d’innovare online visto che, a giudizio del direttore del Fattoquotidiano.it Peter Gomez, “è assolutamente necessaria l’integrazione con i social media. La formula del blog all’interno del sito di informazione funziona”. Anche Domenico Ioppolo, presidente Fcp- Assoquotidiani, ha precisato che “occorre concentrarsi non sulle notizie, oggi disponibili ovunque, ma sulle informazioni, che richiedono approfondimento e interpretazione. È sull’informazione di qualità che si può fare business”. Informazione che può essere impreziosita da analisi sui big data e accompagnata da eventi “capaci di coinvolgere sia i lettori abituali sia quelli che non lo sono”, ha aggiunto Massimo Colombo del gruppo Stampa-Secolo XIX. (S.F. per NL)