Climax dai connotati critici per l’editoria: secondo i dati riportati dallo studio R&S di Mediobanca, nel 2015 il settore è all’opposto delle costruzioni per quanto concerne i margini.
Il rovinoso crollo dal 2008 al 2015 è stato del 95,7%, percentuale che lascia veramente poco spazio all’immaginazione. L’analisi del Centro studi di Mediobanca sulle 2060 società italiane industriali e terziarie di grandi e medie dimensioni mostra con chiarezza quanto siano lontani i margini del pre crisi (i massimi nel 2007): -32% per le 2060 imprese e -19,1% la manifattura. Segno più solo per le medie imprese (+4.6%) e il made in Italy (+2.8%). Anche per quanto riguarda il fatturato, i ritardi più evidenti dal 2008 si concentrano ancora sull’editoria, in calo del 38,5%. Le vendite delle attività con sede in Italia delle 2.060 società hanno segnato nell’anno precedente una contrazione dell’1,3%, terza variazione consecutiva in senso negativo. La contrazione del 2015 replica sostanzialmente quella del 2014 (-1,5%), ma è inferiore a quella del 2013 (-2.3%). In ultimo la forza lavoro: dal 2008 è fuoriuscita in misura maggiore dal settore ancora dalla stampa e editoria (-23,1%), oltre che dai prodotti per l’edilizia (-25,4%), dalla produzione di elettrodomestici e dal tessile. Per quanto concerne l’emittenza radiotelevisiva, poi, nel 2015 sul 2014 il fatturato è risultato pressoché invariato, con + 0,1% dopo quattro anni in negativo, considerando che si è trattato del primo anno dal 2011 in cui il settore non ha subito riduzioni. Se si allarga la prospettiva soffermando lo sguardo sulla variazione dal 2008 in poi, il calo è stato del 12,2%. In generale, secondo quanto emerge dallo studio, su tutti i settori sono in aumento gli investimenti che nel 2015 sono cresciuti del 7,9%, con un boom del terziario (+26,4%), seguito dalle estere (+5.9%) e dalla manifattura (+4,8%), con il pubblico (+8,1%) che batte il privato (+7,8%). Nel segmento manifatturiero la ripresa degli investimenti ha comportato un aumento della produttività (+6%) superiore a quello della crescita del costo del lavoro (+2,8%). Risultato raggiunto negli anni precedenti soprattutto attraverso tagli occupazionali (-0,6%), ora anche con l’aumento degli investimenti, che restano comunque del 19% inferiori rispetto al 2008. (S.F. per NL)