Rcs MediaGroup ha comunicato ai rappresentanti sindacali 800 esuberi, 640 in Italia e i restanti in Spagna, la messa in vendita di dieci periodici e il trasferimento del Corriere della Sera dalla sede storica in via Solferino alla più periferica via Rizzoli a Milano.
Il trasloco epocale riguarda anche la Gazzetta dello Sport. Il quadro presentato dai vertici del gruppo editoriale è drammatico: se le cessioni non andranno a buon fine in tempi rapidi, le testate periodiche in uscita dal perimetro del gruppo sono destinate alla chiusura. Si tratta di nomi anche molto noti al grande pubblico: Novella 2000, Visto, A, Max, Astra, Ok Salute, BravaCasa, l’Europeo, Astra, Yacht & Sail, oltre al polo dell’enigmistica. Trattative di vendita in realtà sarebbero già state avviate nelle scorse settimane, dopo lo stallo seguito alla mancata cessione di otto testate tentata già nel 2011. Secondo quanto si è appreso da fonti finanziarie diversi soggetti, una decina sembra, avrebbero guardato al dossier. Sono circolate anche voci di alcune manifestazioni di interesse non vincolanti già pervenute da parte di cordate di carattere finanziario, con la presenza anche di un editore, ma si tratta al momento solo di voci. Il gruppo Rcs è da tempo impegnato a definire un piano di rilancio e riduzione del pesante debito, con l’attesa di un aumento di capitale che avrebbe ormai coagulato i grandi soci per un’operazione attesa nell’ordine dei 400 milioni di euro. Domani si riunirà un consiglio di amministrazione di aggiornamento sullo stato dell’arte, per definire i passi ulteriori, mentre la delibera dell’operazione potrebbe arrivare già con il Cda di inizio marzo. Quanto al debito, atteso nell’ordine degli 800 milioni a fine 2012 e in gran parte in scadenza questo autunno, dovrebbe venir riscadenzato di due o tre anni con le banche, prevedendo – se ci sarà modo – anche una piccola parte di rimborso a valle dell’aumento. Oltre alla prevista ricapitalizzazione, infatti, le risorse per il fabbisogno del gruppo dovrebbero venir reperite appunto dalle annunciate dismissioni dei periodici, dalle forti efficienze sul personale e dalla possibile cessione dell’immobile con il Corriere in centro a Milano – anche se ancora di recente uno dei nodi aperti sul tema era il necessario cambio di destinazione d’uso da parte del Comune. I vertici Rcs, il presidente Angelo Provasoli, l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, e i loro collaboratori diretti hanno intanto già annunciato di essersi ridotti i compensi del 10%. Dopo l’incontro con l’azienda i rappresentanti del Cae, il comitato aziendale europeo, hanno subito espresso «grande preoccupazione» per un piano di «drastico ridimensionamento degli organici» e di «allarmante sacrificio di asset», sottolineando anche le «forti criticità» del piano, con nuovi tagli al personale dopo quelli già «pesanti» attuati negli ultimi anni, con ben 350 posti persi solo in Spagna nel 2012, a fronte di un piano finanziario con ancora molte incognite. Nel pomeriggio si sono riuniti in assemblea i giornalisti del Corriere. Per responsabilità, vista l’eccezionalità della giornata con le annunciate dimissioni del Papa, hanno deciso di uscire regolarmente domani in edicola anche se la testata ammiraglia del gruppo avrà per la prima volta un comunicato sindacale sin dalla prima pagina. Al Cdr è stato poi assegnato un pacchetto di dieci giorni di sciopero. Analoga decisione da parte dell’assemblea della Gazzetta, regolarmente in edicola con pacchetto di sciopero assegnato al Cdr. I giornalisti dei Periodici hanno invece proclamato quattro giorni di sciopero da martedì 12 fino a venerdì 15. Le dieci testate in uscita dal gruppo impiegano un centinaio di giornalisti, generando il 20% del fatturato della divisione. A fine settembre tutto il gruppo Rcs aveva circa 5.100 dipendenti. (ANSA)