Anche i dati di bilancio del Foglio di Giuliano Ferrara confermano che il 2008 è stato un anno da dimenticare per l’editoria italiana. I conti del quotidiano diretto dall’elefantino sono infatti in rosso per quasi un milione di euro. Ma dare la colpa unicamente alla crisi è forse troppo facile. I problemi sono infatti di carattere strutturale: il Foglio vende sempre meno copie. E se nel 2006 le vendite si attestavano alla non fantasmagorica cifra di 24mila copie, nel 2008 siamo addirittura scesi sotto le 20mila. Segno che qualcosa non va nel rapporto tra Ferrara e i suoi lettori o che il tanto lodato “piccolo è bello” non è poi così vero. Il problema in realtà è molto serio. Il Foglio è un quotidiano di approfondimento politico tra i più rispettati, punto di riferimento autorevole per l’elite di centrodestra, ma non solo. Fucina di idee, proposte e provocazioni, nonché cane da guardia dell’attuale maggioranza. Letto anche da sinistra e terreno di confronto privilegiato, anche quando tra PD e PDL non corre buon sangue (sempre più spesso). Al Foglio lavorano 22 giornalisti e con esso collaborano decine e decine di professionisti esterni; è una delle migliori palestre per i nostri politici e un’arena decisiva per qualsiasi proposta politica che voglia ottenere l’interesse dell’opinione pubblica. Il Foglio insomma, fa notizia, come si diceva una volta. Ma a guardare i suoi conti bisognerebbe concludere che si tratta di una voce autorevole che vive in un mondo estremamente chiuso ed autoreferenziale: quello del professionismo politico; un modo fatto di individui che forse nemmeno acquistano il giornale, ma si limitano a leggerlo in rassegna stampa. Come tutelare allora questa importante riserva del giornalismo italiano, rispettando le regole del mercato? Il modello di business vincente a quanto pare non è ancora stato trovato. Ultimamente al Foglio hanno provato a rilanciare offerte relative agli abbonamenti online, e i conti del 2009 ci diranno se la cosa avrà ottenuto il successo auspicato. La sensazione però è che si sia ancora ben lontani dall’obiettivo e che probabilmente nei prossimi mesi Giuliano Ferrara dovrà occuparsi un po’ meno di politica e un po’ più di business administration. (Davide Agazzi per NL)