Reciproche le denunce tra i due editori. Le accuse: truffa aggravata, associazioni a delinquere, falsa due diligence. Scontro frontale tra gli editori della famiglia Caso e Peruzzo Editore. La disputa sarebbe nata a causa di un prezzo ritenuto troppo alto pagato dai Caso, Giangaetano (padre) e Fabio (figlio), per le tre testate Peruzzo: Di Tutto, Top Salute e La mia casa, per un valore di 1,5 milioni di euro. I due si accusano a vicenda e il conflitto si materializza a colpi di denunce, pignoramenti e sequestri cautelativi. “Dati diffusionali e valori pubblicitari erano sovrastimati – commenta Fabio Caso – La quota di copie diffuse in particolare era tenuta alta solo dall’abbinata con il Giornale, non da reali vendite in edicola”. “Il prezzo di 1,5 mln è stato proposto fin dall’inizio e in modo indipendente dai Caso – controbatte Alessandro Peruzzo – “il problema principe è invece che noi siamo stati letteralmente truffati. Dallo scorso maggio non abbiamo ricevuto un solo euro a copertura della cessione delle tre testate periodiche. Le fideiussioni a garanzia del pagamento sono false, così come verificato dal giudice. Ecco perché abbiamo denunciato i Caso per truffa aggravata e associazione a delinquere”. I Caso mirerebbero a farsi risarcire fino al 40% del prezzo pattuito, pari a 1,5 milioni di euro. Peruzzo vorrebbe recuperare anche i 75mila euro spesi per il notaio che ha seguito la compravendita. In tutta questa vicenda risulta incerto il destino delle testate in causa: Di Tutto, Top Salute e La mia casa. “Ormai sono carta colorata – chiosa Peruzzo – riprendersele è per noi solo l’ultima chance. Hanno perso valore dopo aver saltato dei numeri in edicola e in seguito ai problemi con il distributore”. Ottimista, invece, Fabio Caso secondo il quale Di Tutto detiene una diffusione media di 150mila copie vendute coprendo quasi l’80% dei guadagni in edicola della casa editrice G&A pari a circa 10 milioni di euro. Percorso analogo per Top Salute e La mia casa, mensili che diffondono rispettivamente 40mila e 25mila copie. Inoltre, lo scorso dicembre, è avvenuto il lancio di una testata, Buona cucina, la quale diffonde 22mila copie. Secondo Caso, l’obiettivo complessivo di raccolta pubblicitaria a chiusura del 2009 si aggira sui 5 milioni di euro. Spetterà al giudice definire l’ardua sentenza. (Sara Fabiani per NL)