È una vera e propria emorragia pubblicitaria quella che sta colpendo la Caltagirone Editore. I dati diffusi ieri dal presidente, Francesco Gaetano Caltagirone, dicono che il primo trimestre del 2013 ha fatto segnare un calo tra il 20 e il 25 % del comparto pubblicitario.
L’occasione per comunicare i numeri negativi della società è stata l’Assemblea degli azionisti in cui è stato approvato il bilancio 2012. Un bilancio molto negativo, con una perdita consolidata di 60,978 milioni di euro raddoppiata rispetto allo scorso anno. Causa principale dell’andamento negativo, a detta di Caltagirone, è proprio il calo della pubblicità che invece di segnare una ripresa "si aggrava di giorno in giorno". Una situazione generalizzata, secondo il presidente del gruppo, che non riguarda solo le testate che fanno capo a Caltagirone editorie ma che è "dappertutto, riguarda anche gli altri giornali che hanno perdite dello stesso livello, anzi in qualche nostro giornale", ha precisato il presidente, "è andata meglio". All’origine di tutti i problemi c’è un “Paese che non cammina". Per questo “non si vende e la prima voce negativa è quella della pubblicità”. “Persino la pubblicità istituzionale è in calo perché – ha spiegato – le grandi aziende tagliano le spese e la pubblicità istituzionale è tra le voci più facili da tagliare”. E le previsioni per il futuro non sono certo rosee. Anche senza anticipare la trimestrale, il presidente del gruppo, a cui fanno capo tra gli altri quotidiani Il Messaggero e Il Mattino, non vede al momento una ripresa: "abbiamo alzato il prezzo del giornale, riscontrando tra l’altro un calo contenuto delle vendite, minore di quanto ci aspettavamo, proseguiamo l’opera di contenimento dei costi dopo aver ristrutturato il personale, lavoriamo sul prodotto: tutto in attesa di una ripresa che però al momento non c’è", ha conlcuso Caltagirone. (Adg Informa)