Internet ha reso l’informazione gratuita e nessuno è più disposto a pagare per ricevere notizie: questo l’assunto che gli editori europei sfidano elaborando modelli di business per le versioni online di quotidiani e settimanali che ne consentano la sostenibilità economica e, quindi, la sopravvivenza. Uno studio del Reuters Institute ha mappato la situazione di 171 società editoriali in sei paesi europei (Italia, Regno unito, Francia, Germania, Finlandia, Polonia) rilevando come il 66% dei quotidiani e il 71% dei settimanali online siano a pagamento, sebbene con modalità differenti. Il modello più diffuso è quello del freemium, ossia un’offerta gratuita (free) di parte dei contenuti, cui se ne affiancano altri a pagamento: questo secondo tipo di contenuti, cosiddetti premium, in genere corrispondono a ciò che si trova sulla carta stampata. Molte gradni testate italiane utilizzano questo modello, tra cui Il Fatto Quotidiano, Il Messaggero, La Stampa, L’Espresso. In via d’estinzione invece il modello hard paywall, che prevede il pagamento per l’accesso a tutti i contenuti del sito di informazione che fa riferimento alla testata. La via di mezzo, che in Italia è applicata dal Corriere della Sera, è il metered paywall, in cui gli utenti accedono gratuitamente ad un numero limitato di articoli (al giorno o al mese), a pagamento al resto dei contenuti. L’informazione totalmente gratuita su internet permane nel caso di siti di news nativi digitali e quelli delle televisioni. Anche in questi casi, però, la gratuità è illusoria: la remunerazione è costituita dai dati degli utenti, raccolti tramite registrazioni obbligatorie per la fruizione del sito, poi sfruttati per vendere pubblicità altamente profilata.
Per le testate online che cercano di mantenere modelli a pagamento, la media dei prezzi per l’abbonamento è di 13,64€, con un range molto ampio che va dai 2,10€ fino ai 54,27€ del Financial Times, il quotidiano più caro che da solo innalza la media totale. Il costo ovviamente varia a seconda del target di lettori e del tipo di contenuti, con prezzi più alti per i quotidiani economici e picchi nel caso in cui la sottoscrizione dell’abbonamento consenta l’accesso alla versione digitale del quotidiano o settimanale cartaceo. Infine il report si focalizza sulla distribuzione dell’informazione online a pagamento nei Paesi presi ad esame: in testa c’è la Francia con il 95% di giornali online a pagamento, seguita dalla Polonia con il 90% e la Finlandia con l’87%; la Germania occupa una posizione mediana al 52%, mentre Italia e Regno Unito sono fanalini di cosa, rispettivamente al 40% e al 33%. Il panorama così frastagliato viene spiegato dalla considerazione conclusiva del Reuters Institute, secondo la quale il numero delle testate ha influenza diretta sul numero di giornali a pagamento: laddove ci sono poche testate con un grande seguito, come in Finlandia, c’è la maggior percentuale di giornali online a pagamento; viceversa, più testate ci sono in un Paese, meno gli editori saranno incoraggiati a implementare modelli a pagamento per paura di perdere lettori. (V.D. per NL)