Il decreto editoria approvato oggi dall’Aula del Senato, in prima lettura, con l’obiettivo di moralizzare le forme di sostegno alla carta stampata, in particolare di partito, si e’ caricato di norme salva-Manifesto, salva-Radio Radicale, salva-Padania.
Con l’emendamento dei relatori Marilena Adamo e Lucio Malan (riformulato) approvato dall’Assemblea si stabilisce che ”il requisito temporale” di 5 anni dalla costituzione previsto dalla normativa vigente perche’ le cooperative di giornalisti possano accedere ai contributi pubblici, ora ”non e’ richiesto alle cooperative di giornalisti che subentrino al contratto di cessione in uso ovvero acquistino la testata che ha avuto accesso ai contributi”. Una norma che, spiegano gli esperti, e’ tagliata su misura per il salvataggio de Il Manifesto. In soccorso di Radio Radicale, come ha sottolineato in Aula il senatore della Lega Nord, Sergio Divina, giunge invece l’emendamento dei senatori Marco Perduca e Donatella Poretti (Pd-radicali), insieme a Vincenzo Vita (anch’egli del Pd), che stabilisce come ”per i contributi relativi al 2010 le imprese radiofoniche private che hanno svolto attivita’ di informazione di interesse generale, mantengono il diritto all’intero contributo previsto dalla legge 7/8/90 n.259 e dalla legge 14/8/91 n.278. A tal fine si provvede prioritariamente nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili per il riparto percentuale fra gli aventi diritto”. Ma anche il giornale dei leghisti, La Padania, puo’ giovarsi della ‘ciambella’ lanciata in suo soccorso dagli emendamenti proposti proprio dalla Lega Nord. In base ad essi si riducono dall’iniziale 5 a 3 il numero delle Regioni previste per le testate nazionali, in cui le stesse devono avere una percentuale di distribuzione non inferiore al 5% della propria distribuzione totale, per avere diritto ai contributi. (ASCA)