6,5 mln di euro destinati a innovazione, ammortizzatori sociali e sgravi contributivi; altri 7,3 non ripartiti mantengono la loro destinazione e si aggiungeranno a quelli del 2016.
Buone notizie per quello che riguarda il mondo dell’editoria: i fondi per il nuovo anno avranno a disposizione 7,3 milioni di euro extra, non ripartiti nel 2015. Stando infatti al testo del dpcm del 10 novembre 2015, pubblicato lo scorso 7 gennaio dalla Gazzetta Ufficiale, sono 24,8 i milioni di euro stanziati per il Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria. Tenuto conto del fatto che con questo denaro “devono essere versati 11 milioni di euro su apposita contabilità speciale, per essere destinati al rifinanziamento dell’accesso alla pensione di vecchiaia anticipata per i giornalisti” e che altri 6,5 milioni vengono rassegnati dallo stesso decreto, ne rimangono appunto 7,3 in avanzo. A quanto pare, questo denaro manterrà la propria destinazione che sarà, quindi, per il sostegno al settore. Rimangono ancora non pochi dubbi, tuttavia, sul loro effettivo utilizzo dato che il comparto è ancora oggetto di discussione della riforma che lo riguarda per la quale ancora sono in atto le audizioni alla camera. E non dimentichiamoci inoltre del parere della Corte dei Conti, del quale abbiamo parlato in precedenza su queste pagine, riguardo alle critiche mosse verso le modalità di assegnazione dei contributi, soprattutto sul tema della finalità di questi. E proprio a proposito di finalità, i 6,5 milioni di cui parla il sopracitato dpcm, sono destinati “a finanziare il sostegno agli investimenti in innovazione tecnologica e digitale, la parziale copertura degli ammortizzatori sociali e la copertura degli sgravi contributivi, per l’anno 2015”. All’innovazione, spetteranno 3,4 milioni, con la possibilità di riconoscere un ulteriore contributo pari a massimo 1 milione di euro per “imprese editoriali di nuova costituzione per progetti innovativi da sottoporre alla valutazione di apposita commissione”. Curiosa la piccola magagna evidenziata da ItaliaOggi, ovvero che tali risorse siano accessibili soltanto a quelle imprese che rientrano nei parametri dell’equo compenso. Peccato che tali parametri siano stati bocciati dal TAR e quindi ci si chiede quali effettivamente siano i criteri di cui tener conto. (E.V. per NL)