Per la prima volta anche l’Italia conosce quella che è la reale occupazione dell’etere in forma dinamica (almeno negli obiettivi dichiarati). Prima d’ora non v’erano mai stati dati precisi sull’argomento (tranne il datatissimo censimento ex L. 223/90 e qualche iniziativa autonoma di pochi, intraprendenti, Ispettorati territoriali del MinCom), e, in effetti, l’etere italiano – come ben noto ai lettori di questo periodico – altro non è che un calderone mal gestito, tra numerose zone congestionate e qualcuna (molto rara) sottoutilizzata. Un lavoro congiunto del Ministero delle Comunicazioni e dell’Authority di Corrado Calabrò (i loro archivi – il Registro Nazionale delle Frequenze del Ministero e il Registro degli Operatori di Comunicazione dell’Autorità Garante – si sono integrati per portare a galla i dati) ha portato a conoscenza di tutti quella che è l’attuale situazione dell’etere: 629 emittenti televisive (tra nazionali e locali), 10 multiplex DVB-T nazionali, 24.700 impianti. Secondo il ministro Gentiloni (foto) “dopo vent’anni d’incertezza ci allineiamo all’Europa. E’ la base per affrontare il terzo polo, il digitale e le coperture insufficienti”. Anche Calabrò soddisfatto della svolta: “E’ un passaggio decisivo per superare lo stato di “sospetto” basato sugli accordi tra privati sulla gestione delle frequenze, che sono patrimonio della collettività e un bene scarso dello Stato. Che andrà rassegnato allo Stato dopo una pianificazione delle risorse”. Assodato lo stato dell’etere italiano, ora resta da tracciare la strada che porta al tanto strombazzato digitale e, in questo, i due protagonisti di quest’importante sterzata si trovano in leggero disaccordo: Calabrò, infatti, vorrebbe protrarre sino alla fine le verifiche su questo nuovo database congiunto, per poi dare avvio alla fase d’assegnazione delle frequenze resesi disponibili per le trasmissioni in tecnica numerica; Gentiloni, da par suo, vorrebbe dimezzare i tempi, in considerazione del fatto che a marzo 2008 partirà la sperimentazione DVB-T in Sardegna. Intanto, i principali broadcaster hanno iniziato la propria opera di “digitalizzazione” degli impianti e, dai primi dati, si evince che la Rai si trova, al solito, molto, molto indietro rispetto ai suoi competitors: 143 impianti “digitalizzati” su 5.871, contro i 975 su 4.523 di Mediaset. Intanto, però, gli antennisti (misuratori reali del mercato) registrano una preoccupante frenata delle richieste di utenti interessati a migliorare la ricezione dei segnali DVB-T che invece negli anni passati avevano sempre accompagnato la bella stagione. Forse che – per la gioia di Murdoch – tutti si sono accorti che i contenuti della tv digitale terrestre non sono così distanti da quella analogica? (Giuseppe Colucci per NL)