All’ingresso della sede RAI a Roma vi è una statua in bronzo che simboleggia un cavallo morente, icona delle primitive comunicazioni umane che cadono davanti alle nuove tecnologie. Ma, all’evidenza, anche rappresentazione, quanto mai profetica, dell’agonia dell’azienda radiotelevisiva pubblica, ultimamente disastroso ricettacolo di oggettive funeste scelte imprenditoriali.
Tra le quali, per la Sinistra, andrebbe enumerata la decisione di non rinnovare il contratto con SKY, che pagava fior di quattrini per veicolare sulla propria piattaforma i programmi tematici marchiati Raisat. E, a onor del vero, non è ancora chiaro perché RAI non abbia rinnovato il contratto: SKY aveva fatto una proposta, rifiutata da Viale Mazzini che, tuttavia, non pare aver fatto una contro offerta. Una negoziazione anomala, decisamente anticommerciale. Con l’effetto che, mentre la pay tv di Murdoch si è tenuta i programmi classici e ha riempito i buchi con invitanti nuovi prodotti, verosimilmente conservando i propri risultati di ascolto, RAI, astrusamente impreparata all’evento che pur sapeva di provocare, è migrata con il proprio fagotto di trasmissioni concepite per SKY (e quindi integrate in quel contesto) sul DTT e sull’appena orbitata Tivùsat, con un codazzo di polemiche. In effetti, comunque la si guardi, la decisione RAI sembra più conseguenza di una tragica strategia che di un responsabile calcolo aziendale. La tv di Stato ha perso un pacco di soldi che SKY era pronta a corrispondere (concedendo a ufo quei prodotti sulla piattaforma satellitare di cui è socio il suo primario competitore); ha scialacquato audience certa e certificata; ha fatto invelenire gli utenti che pagano il canone e che meritavano almeno una campagna informativa sulla vicenda più esauriente di uno scarno comunicato stampa; e potrebbe aver avvantaggiato il suo storico principale concorrente. Per l’opposizione la decisione di RAI sarebbe stata imposta a livello politico, ragion per cui ricercare una spiegazione razionale sul piano commerciale sarebbe impresa vacua. Però, non è affatto detto che cavando a RAI un veicolo di distribuzione che, volente o nolente, ha il suo peso nel mercato italiano, si abbia sic et simpliciter favorito Mediaset. E ciò in quanto i nuovi programmi di Murdoch costituiscono un terreno inedito di confronto per Mediaset (e per RAI), mentre SKY continua a veicolare i prodotti RAI più graditi al pubblico (reti 1, 2 e 3) e i canali Raisat sul DTT e su Tivùsat potrebbero costituire, alla fin della fiera, un appeal aggiuntivo di scarso rilievo per tali piattaforme. Eppoi, indebolire il proprio alleato nella guerra con il nemico comune non è mai stata una strategia vincente.
Tra le quali, per la Sinistra, andrebbe enumerata la decisione di non rinnovare il contratto con SKY, che pagava fior di quattrini per veicolare sulla propria piattaforma i programmi tematici marchiati Raisat. E, a onor del vero, non è ancora chiaro perché RAI non abbia rinnovato il contratto: SKY aveva fatto una proposta, rifiutata da Viale Mazzini che, tuttavia, non pare aver fatto una contro offerta. Una negoziazione anomala, decisamente anticommerciale. Con l’effetto che, mentre la pay tv di Murdoch si è tenuta i programmi classici e ha riempito i buchi con invitanti nuovi prodotti, verosimilmente conservando i propri risultati di ascolto, RAI, astrusamente impreparata all’evento che pur sapeva di provocare, è migrata con il proprio fagotto di trasmissioni concepite per SKY (e quindi integrate in quel contesto) sul DTT e sull’appena orbitata Tivùsat, con un codazzo di polemiche. In effetti, comunque la si guardi, la decisione RAI sembra più conseguenza di una tragica strategia che di un responsabile calcolo aziendale. La tv di Stato ha perso un pacco di soldi che SKY era pronta a corrispondere (concedendo a ufo quei prodotti sulla piattaforma satellitare di cui è socio il suo primario competitore); ha scialacquato audience certa e certificata; ha fatto invelenire gli utenti che pagano il canone e che meritavano almeno una campagna informativa sulla vicenda più esauriente di uno scarno comunicato stampa; e potrebbe aver avvantaggiato il suo storico principale concorrente. Per l’opposizione la decisione di RAI sarebbe stata imposta a livello politico, ragion per cui ricercare una spiegazione razionale sul piano commerciale sarebbe impresa vacua. Però, non è affatto detto che cavando a RAI un veicolo di distribuzione che, volente o nolente, ha il suo peso nel mercato italiano, si abbia sic et simpliciter favorito Mediaset. E ciò in quanto i nuovi programmi di Murdoch costituiscono un terreno inedito di confronto per Mediaset (e per RAI), mentre SKY continua a veicolare i prodotti RAI più graditi al pubblico (reti 1, 2 e 3) e i canali Raisat sul DTT e su Tivùsat potrebbero costituire, alla fin della fiera, un appeal aggiuntivo di scarso rilievo per tali piattaforme. Eppoi, indebolire il proprio alleato nella guerra con il nemico comune non è mai stata una strategia vincente.