Lo stabilisce una recente sentenza della Corte Suprema
Accedere, a pagamento, a siti che contengono materiale pedopornografico è illegale e non rappresnta l’esplicazione della propria libertà sessuale. E’ quanto, in sostanza, afferma la Corte di Cassazione, Terza sezione penale, con la sentenza 41570 del 13 novembre scorso, sul ricorso presentato da un uomo di 67 anni, milanese, accusato di aver visitato siti pedopornografici a pagamento. La Corte di Appello di Milano lo aveva già condannato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione, e lui ha presentato ricorso, basandosi sul principio costituzionale riguardo la libertà di disporre della propria sessualità: “Il bene tutelato, che è quello del diritto ad una infanzia serena, è certamente cospicuo; ma non si può, esprimendo un’istanza solo moralistica, condannare un uomo perché si compiaccia di scene pornografiche o pedopornografiche, quando non abbia in alcun modo partecipato alla realizzazione del prodotto e non ne tragga vantaggio economico. La Costituzione, del resto, tutela entro certi limiti il diritto di disporre della propria sessualità”. Di diverso avviso è la Corte Suprema che, di fatto, conferma la sentenza dell’appello, affermando un principio fondamentale, che forse aiuterà nel futuro a districarsi meglio in una materia tanto delicata: “Appare invero che qualsiasi espressione della propria personalità e libertà possa essere considerata lecita e costituzionalmente garantita nella misura in cui la sua esplicazione non comporti danno per altre persone: specialmente se si tratta di soggetti incapaci di difendersi e impossibilitati a operare delle scelte libere”. Inoltre, secondo quanto affermato dalla sentenza, “è indubbio che tutta l’attività organizzata ai fini della produzione, diffusione e messa in commercio di certe immagini, esiste e si perpetua solo perché vi è a monte una domanda: un pubblico, cioè, di consumatori che intenda acquistarle e detenerle. Pertanto, il comportamento di chi accede ai siti e versa gli importi richiesti per procurarsi il prodotto è altrettanto pregiudizievole di quello dei produttori”. (G.M. per NL)