Gli argomenti salienti di questa settimana nel settore radiofonico sono due: le FAQ relative al bando per la manifestazione d’interesse per i diritti d’uso DAB+ nelle prime aree tecniche individuate dal MIMIT per l’avvio delle procedure di attribuzione e, ça va sans dire, l’indagine sull’ascolto radiofonico TER, il cui controverso 1° semestre 2023 è stato pubblicato lunedì 3 luglio.
Relativamente alla prima questione, va annotato che, più che mere risposte a quesiti sulle procedure (e le linee guida sottese), in diversi casi le FAQ rappresentano interpretazioni estensive del quadro giuridico (qui l’approfondimento tecnico-giuridico da noi effettuato).
Tattiche mobili
Circostanza che ha condotto in alcuni casi a repentini cambi di strategie, soprattutto sul piano tecnico
Incertezze
Peraltro, diverse sono le questioni ancora non chiare, che presumibilmente lo saranno solo (o almeno si spera) con la pubblicazione dei bandi per le (inevitabili) procedure competitive.
Competizione diffusa
Da simulazioni effettuate da NL, appare infatti più che evidente che sulle reti regionali quasi ovunque ci sarà competizione tra più consorzi.
(s) Coordinamento
Peraltro, as usual, il comparto ha dimostrato (semmai ce ne fosse bisogno) di non saper o voler coordinarsi.
Ognuno per sé
Ognuno per la sua strada, quindi. E perda il peggiore.
Primo round a TER
Circa il TER, la settimana appena trascorsa ha visto continuare lo scontro tra il media owners commitee Tavolo Editori Radio e il suo socio fondatore RAI.
Il ricorso introdotto dalla concessionaria pubblica per inibire, attraverso un provvedimento d’urgenza, la pubblicazione dei propri dati (ritenuti inquinati dall’intensa campagna di sensibilizzazione a rispondere alle chiamate del TER posta in atto negli ultimi mesi da numerose stazioni nazionali) è stato respinto. Vedremo ora se RAI proseguirà con un giudizio di merito.
RAI fonda ed affonda
La concessionaria pubblica, nel frattempo, ha formalizzato il recesso da socio del TER ed anche su questo punto sarà interessante esaminare l’evoluzione giuridica della questione.
RAI isolata? Forse sì. O forse no
Tuttavia RAI appare isolata nella sua guerra: nessun supporto è stato manifestato apertamente da altri player nazionali. Solo le emittenti locali, le più bastonate in questa tornata di dati, che dentro il TER di fatto non ci sono, considerato che la loro presenza è mediata dalle associazioni di categoria alle quali però non tutti gli iscritti aderiscono, hanno in qualche caso dichiarato di comprendere (alcune) delle sue doglianze.
No comment
Probabilmente Roberto Sergio, innescatore della diatriba quando era direttore di Radio RAI e coltivatore anche da a.d. RAI, lo aveva messo in conto. Anzi, sicuramente lo aveva previsto, posto che da sempre tutti gli editori nazionali mostrano di avere una gran paura di mettere in discussione il TER (diversi no comment ci sono pervenuti a riguardo e questo non è un bel segnale verso l’esterno), perché la raccolta pubblicitaria viene sostanzialmente completamente drenata dai suoi dati.
Transformer
Una situazione da sempre (ed ora in particolare) molto discussa, che ha indotto Agcom a sollecitare la trasformazione del TER da MOC (Media Owner Committee), in quanto società partecipata solo dai rilevati stessi, a JIC (Joint Industry Committee), cioè popolata da tutti i attori del mercato di riferimento (pubblicitari in testa).
Le spalle istituzionali larghe di RAI
L’unico soggetto (nazionale) che può fare a meno del TER è la RAI, viste le sue peculiari caratteristiche economico-istituzionali. Gli altri (nazionali) dipendono pressoché esclusivamente da esso.
Il fuoco sotto la cenere
Ciò nondimeno, la situazione è tutt’altro che quieta: il fuoco sotto la cenere potrebbe produrre presto vampate destabilizzanti.
Mormorii…
A proposito: scommettiamo che TER 2024 porterà novità? Appuntamento alla prossima settimana.