Prendete un network americano, con format americani ed un logo americano. Adesso, togliete dalla programmazione qualsiasi tipo di volgarità alla Christina Aguilera, video piccanti, pistole e ragazze americane sculettanti a bordo piscina con i rapper che ballano loro introno, cancellate, infine, i crocifissi al collo di Madonna. Ecco, avete davanti a voi Mtv Arabia, il primo network occidentale per giovani a sbarcare nel mondo musulmano.
La nascita dell’emittente, la sessantesima versione internazionale di Mtv, è stata inaugurata lo scorso giovedì (15 novembre, ndr) a Dubai, con una festa-concerto sfarzosa ed invitati misti, tra star locali e grandi nomi occidentali (tra i quali, i rapper americani Ludacris e Akon). Da venerdì, a mezzanotte ora locale (le 21 in Italia), sono iniziate le trasmissioni di Mtv Arabia, che sarà presente in Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Libano. Oltre che sul satellite, nell’intera regione mediorientale. Un totale di 190 milioni di potenziali spettatori.
La rete, da sempre uno dei massimi simboli, per il mondo dei giovani, della cultura e dello stile di vita americano, sarà costituita da un mix di musica locale (40%) ed internazionale (60%). Ci saranno alcuni dei format storici, importati dagli States, come “Pimp My Ride”, “Trl” e “Hip Hop Na” perché, come sostenuto dagli studi effettuati prima del lancio della tv in medioriente, i giovani musulmani hanno come obiettivo comportarsi in modo simile ai loro “colleghi” occidentali. Assenti giustificati dai palinsesti, però, i format che non rispettano i dettami della religione musulmana.
La prima voce della rete (che, assicurano, offrirà anche contenuti utili ai giovani, che costituiscono il 65% della popolazione musulmana, nel rispetto, però, dei precetti del Corano) sarà Mohammed Hammad, ventiquattrenne saudita di nascita, ma cresciuto tra Londra e Parigi, fan dichiarato di Fela Kuti e dei Prodigy.
La produzione del nuovo network, comunque, non sarà affidata alla sede centrale americana, per ovvi motivi d’incompatibilità. La prescelta è stata la struttura italiana, guidata da Antonio Campo Dell’Orto. “Ci hanno riconosciuto il lavoro d’integrazione con la cultura locale – ha spiegato l’a.d. di Telecom Italia Media – A differenza di quello che accade in altri Paesi, come Francia e Portogallo, Mtv Italia non è vista come americana”. Ed, infatti, il punto è proprio questo. Come farà a convivere uno dei simboli dell’“american style of life” in Paesi non solo di cultura differente, ma che contrastano quotidianamente qualunque intrusione “americana” (o occidentale) nel loro stile di vita, per motivi religiosi, ma anche sociali. Ci vorrà, certamente, molta prudenza, in primis cercando di non forzare la mano volendo a tutti i costi imporre un modo di vivere o di pensare. Al resto ci penseranno i giovani. (Giuseppe Colucci per NL)