Spetta alle amministrazioni decidere se gli aiuti elargiti dall’Unione Europea sono incassati illecitamente
E’ quanto stabilito da una circolare del dipartimento delle politiche comunitarie presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, pubblicata in GU n. 240 del 15/10/2007. Il provvedimento stabilisce che sarà la Pubblica Amministrazione a decidere, a seguito di un’indagine interna, se vi è frode ai danni della UE in merito agli incentivi economici che questa eroga alle aziende dei paesi comunitari: in pratica, le contestazioni mosse dagli organismi di controllo passeranno al vaglio dell’autorità amministrativa competente del singolo fondo comunitario, sia essa statale, regionale, provinciale o comunale.
Il contenuto della circolare, che ha già ottenuto il benestare della Commissione Europea, è il risultato di un accordo concluso lo scorso settembre in una conferenza tra governo, regioni ed enti locali, al fine di uniformare il comportamento in relazione all’’apertura di casi di frodi a carico dell’Italia da parte della UE. Ora tocca agli enti locali stabilire le procedure per l’adozione di atti amministrativi propri per rendere operativo su tutto il territorio quanto stabilito. La decisione di rendere la Pubblica Amministrazione un organo di controllo in materia di frode all’UE trova la sua ragion d’essere nell’analisi di quanto accaduto fino ad oggi. L’imputazione di una frode a carico dell’Italia derivava semplicemente da un verbale redatto in sede di un semplice controllo.
Le conseguenze appaiono notevoli, soprattutto da un punto di vista economico: in alcuni settori, come quello agricolo, è previsto che a far data dalla comunicazione di frode, decorre il termine concesso dall’UE per recuperare i contributi ottenuti illegittimamente e, se questo non avviene nei termini previsti, scatta l’obbligo a carico dell’erario nazionale, di versare all’UE il 50% dei fondi non recuperati. Oggi non è più così: solo se l’indagine dell’autorità amministrativa darà esito positivo, la frode sarà comunicata all’UE, e solo da quel momento scatteranno i termini per il rimborso di quanto dovuto.
Il provvedimento è stato firmato, oltre che ovviamente da Emma Bonino, Ministro delle Politiche Europee, anche da altri quattro ministri: Tommaso Padoa Schioppa, Cesare Damiano, Paolo De Castro e Pierluigi Bersani. (G.M. per NL)
Il contenuto della circolare, che ha già ottenuto il benestare della Commissione Europea, è il risultato di un accordo concluso lo scorso settembre in una conferenza tra governo, regioni ed enti locali, al fine di uniformare il comportamento in relazione all’’apertura di casi di frodi a carico dell’Italia da parte della UE. Ora tocca agli enti locali stabilire le procedure per l’adozione di atti amministrativi propri per rendere operativo su tutto il territorio quanto stabilito. La decisione di rendere la Pubblica Amministrazione un organo di controllo in materia di frode all’UE trova la sua ragion d’essere nell’analisi di quanto accaduto fino ad oggi. L’imputazione di una frode a carico dell’Italia derivava semplicemente da un verbale redatto in sede di un semplice controllo.
Le conseguenze appaiono notevoli, soprattutto da un punto di vista economico: in alcuni settori, come quello agricolo, è previsto che a far data dalla comunicazione di frode, decorre il termine concesso dall’UE per recuperare i contributi ottenuti illegittimamente e, se questo non avviene nei termini previsti, scatta l’obbligo a carico dell’erario nazionale, di versare all’UE il 50% dei fondi non recuperati. Oggi non è più così: solo se l’indagine dell’autorità amministrativa darà esito positivo, la frode sarà comunicata all’UE, e solo da quel momento scatteranno i termini per il rimborso di quanto dovuto.
Il provvedimento è stato firmato, oltre che ovviamente da Emma Bonino, Ministro delle Politiche Europee, anche da altri quattro ministri: Tommaso Padoa Schioppa, Cesare Damiano, Paolo De Castro e Pierluigi Bersani. (G.M. per NL)