“Non ho dettagli precisi sulla cessione di Persidera” (network provider controllato al 70% da Telecom Italia e al 30% dal gruppo L’Espresso), ha dichiarato il neo presidente di Telecom Italia (e ceo di Vivendi) Arnaud de Puyfontaine a chi gli ha chiesto se ci fosse una deadline per ottemperare al via libera condizionato concesso dall’UE a Vivendi per il controllo del player tlc, aggiugendo che “dell’argomento si occupa il cda di Telecom”.
Intanto, de Puyfontaine ha confermato che avverrà “presto l’incontro tra Vivendi e l’Agcom per ottemperare alle richieste dell’autorità”, vista la doppia presenza dei francesi in Telecom Italia e in Mediaset, senza tuttavia specificare se l’incontro avverrà a giorni o tra qualche settimana.
Alla domanda su che cosa può fare per Telecom ora che è presidente del gruppo, il top manager ha replicato: “Molto presto risponderò a questa domanda. Qui abbiamo parlato di Vivendi e della nostra volontà di essere una grande investitore nell’industria dei media in Italia”.
Nel merito della vicenda Persidera, su queste pagine abbiamo evidenziato come il disimpegno di Telecom Italia dal DTT potrebbe risolvere esigenze contingenti dell’etere televisivo italiano, lato operatori di rete, in vista della migrazione al T2.
Infatti, Persidera, Rai e Mediaset detengono 5 mux a testa (Mediaset ne dedica a Premium tre e due per i canali in chiaro), H3G Italia, Cairo, Prima Tv di Tarak Ben Ammar (imprenditore in ottimi rapporti con Berlusconi), Europa 7 e il gruppo Retecapri di Costantino Federico, uno ciascuno. Totale 20, su un complesso di 30 che comprende 10 canali delle locali, che però salgono a 40 se si considerano le risorse subregionali (non impiegabili pienamente, perché non coordinate a livello internazionale).
Di questi 30+10 canali entro il 2020/2022 ne rimarranno 14 mentre al traguardo tecnologico del 2030 la tv potrebbe uscire dal DTT, il cui segmento spettrale sarà interamente dedicato alla banda larga (dove si domicilierà definitivamente la televisione). Ora, ben si comprende che dare un valore attuale ai 5 mux di Persidera è relativamente semplice utilizzando i normali criteri di calcolo della redditività (che portano ad una forbice tra 45 e 75 mln di euro a mux). Se tuttavia l’asset della j.v. Telecom Italia-L’Espresso ha un’aspettativa di vita di poco superiore a 10 anni nella sua interezza, con un target di revisione a meno di tre (2020), la cosa si fa più complicata ed è quindi improbabile che un singolo compratore nuovo entrante (perché il limite alla titolarità è di 5 bouquet DTT) si accolli l’onere di acquistare 5 mux da gestire con un piano industriale così a breve termine. Più probabile quindi che si persegua la strada dello spezzatino a favore di almeno due player minori che, in accordo con i superplayer (che ricordiamo non possono concorrere essendo già titolari di 5 mux cadauno), potrebbero integrare l’attività quali carrier in T2 per ospitare in simulcasting i canali T1 di Mediaset e RAI, che non hanno ulteriore capacità trasmissiva a disposizione, né potranno cambiare formato sino alla definizione di una data di switch-off, a parco ricevitori adeguatosi per permettere la ricezione in high dynamic range imaging. E l’Hdr quadruplica la capacità rispetto alla tecnologia Mpeg2 e la raddoppia rispetto al già evoluto Mpeg4; in pratica oggi su un multiplexer da quasi 24 MB ci stanno 6 canali Mpeg2 oppure 12 Mpeg4 (visibili da circa il 50% dei tv, cioè quelli HD), tanto che Premium trasmette la maggior parte dei suoi canali in Mpeg2. Tradotto: capacità trasmissiva sostanzialmente immutata e passaggio al T2 non traumatico. A condizione di destinare almeno due mux di Persidera al T2. (M.L. per NL)