Si fa sempre più probabile la destinazione dei lotti 1 (VHF 6 e UHF 23) e 2 (VHF 7 e VHF 11) del dividendo interno per la sistemazione parziale delle problematiche interferenziali coi paesi esteri.
La fallimentare asta per l’attribuzione delle risorse DTT dell’ex beauty contest, cui ha partecipato solo il Gruppo Cairo (content provider de La 7 e La 7D), aggiudicandosi il migliore pacchetto frequenziale (Lotto 3, costituito dai canali UHF 25 e 59) per l’importo di euro 31.626.000,00, potrebbe quindi contribuire a lenire gli effetti della complicatissima questione della liberazione dei canali incompatibili con le emissioni straniere di confine, che dovrà avere luogo entro fine anno (ex L. 9/2014). Posto infatti che gli indennizzi governativi (20 mln complessivi) sono di gran lunga inferiori agli investimenti effettuati dagli operatori solo pochi anni fa per ottemperare alle assegnazioni frequenziali sommarie del MSE-Com, è altamente probabile che le ordinanze di spegnimento in assenza di attribuzioni di diritti d’uso equivamenti ingenerino un nuovo contenzioso giudiziario di dimensioni epiche. A quanto risulta a questo periodico (che per primo indicò la soluzione delle frequenze della provvista digitale come possibile soluzione atta a contribuire a sbrogliare la sottavalutata problematica interferenziale di confine), Agcom e MSE-Com sarebbero disponibili ad avvallare l’utilizzo dei canali non assegnati per conciliare le esigenze dei network provider assegnatari di frequenze incompatibili col quadro radioelettrico internazionale che vogliono proseguire l’attività televisiva. In ogni caso, l’ipotesi dovrà essere portata al vaglio dell’UE, che ha in calendario per ottobre l’esame della relazione del governo italiano sulle azioni poste in essere per lenire i problemi connessi all’accesso al sistema televisivo nel nostro paese da parte dei nuovi entranti o dei player minori e a riguardo della quale pende da anni un procedimento d’infrazione avviato dagli organi comunitari. La situazione radioelettrica italiana in relazione ai disturbi arrecati ai paesi confinanti era stata definita qualche settimana fa dal viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli "imbarazzante". "Tutte le frequenze assegnate dall’Italia dovranno essere coordinate a livello internazionale e iscritte al registro di Ginevra", aveda dichiarato Giacomelli. Ad ogni modo, al netto dell’utilizzo delle frequenze del dividendo, del recupero parziale (strettamente limitato e controllato) di alcune delle frequenze astrattamente incompatibili con le attribuzioni estere e di coloro che usciranno dal mercato a fronte di un indennizzo, simulazioni attendibili indicano ancora un 40/50% di network provider (tra quelli interessati dall’epurazione) da soddisfare in qualche modo. Un’ulteriore opportunità potrebbe essere recata dall’accellerazione dell’introduzione del DVBT-2, che, grazie alla maggior disponibilità di capacità trasmissiva, potrebbe consentire la sopravvivenza di quei fornitori di contenuti che non troverebbero più spazio (il condizionale è d’obbligo, posto che, al netto di doppioni e occupazioni di facciata o agonizzanti, il panorama non pare vastissimo). Ad avviso di chi scrive, un supporto a quest’ipotesi di lavoro potrebbe consistere nel favorire l’affermazione dei content provider tv locali non necessariamente ancorandoli al DTT, attribuendo misure di sostegno orientate anche agli operatori televisivi sul web e sul sat, ove essi non trovassero posto sul digitale terrestre. (M.L. per NL)