Nulla di nuovo dal cda di Telecom Italia riunitosi il 7/7 sul dossier Persidera, il network provider cogestito con L’Espresso e che dispone di 5 multiplex televisivi (3 portati in dote da TIM – che della società ha il 70% – e 2 da Rete A, originario operatore di rete de L’Espresso, che possiede il restante 30% delle quote).
“Si è parlato di Persidera ma non c’è stata alcuna decisione, è stata fatta un’informativa”, ha riferito una fonte a riguardo della sessione del cda, presieduto da Arnaud de Puyfontaine, che ha affrontato, come unico punto all’ordine del giorno, il trasferimento della quota del 70% di Persidera per ottemperare alle richieste della Commissione europea. Quest’ultima aveva dato il via libera condizionato all’acquisizione del controllo de facto dell’operatore telefonico italiano da parte dei francesi di Vivendi a patto che il colosso dismettesse l’impegno sul DTT.
Per la Commissione Ue la presenza del player d’Oltralpe in Telecom Italia e in Mediaset crea di fatto pericoli per la concorrenza, posto che il Biscione controlla altrettanti multiplexer sul DTT e quindi il peso “relativo” di Vivendi sulla piattaforma digitale terrestre in Italia sarebbe di addirittura 10 bouquet nazionali. Secondo quanto si apprende, la riunione è stata molto tranquilla, tanto che gli analisti ritengono che i consiglieri di Telecom Italia gestiranno al meglio la partita Persidera, un nodo da sciogliere dal punto di vista della governance.
“Persidera ha una base di ricavi pari a 80 milioni di euro e un margine ebitda intorno al 50%. In teoria, il suo valore potrebbe arrivare fino a 500 milioni di euro, quindi la quota del 70% in mano a TI varrebbe 0,35 miliardi di euro”, calcolano gli analisti di Banca Akros.
“Nonostante la dimensione relativamente modesta, questo asset è strategico essendo un punto di intersezione tra media e telecomunicazioni, in quanto il multiplex potrebbe essere alla fine impiegato per la banda larga mobile”, continuano da Banca Akros, annotando però come occorra “comunque vedere come il governo potrebbe gestire questo passaggio. Le incertezze a questo riguardo potrebbero influenzare l’interesse effettivo di un potenziale acquirente“.
Nel merito della vicenda, su queste pagine abbiamo già evidenziato come il disimpegno di Telecom Italia dal DTT potrebbe risolvere esigenze contingenti dell’etere televisivo italiano, lato operatori di rete, in vista della migrazione al T2.
Infatti, Persidera, Rai e Mediaset detengono 5 mux a testa (Mediaset ne dedica a Premium tre e due per i canali in chiaro), H3G Italia, Cairo, Prima Tv di Tarak Ben Ammar (imprenditore in ottimi rapporti con Berlusconi), Europa 7 e il gruppo Retecapri di Costantino Federico, uno ciascuno. Totale 20, su un complesso di 30 che comprende 10 canali delle locali, che però salgono a 40 se si considerano le risorse subregionali (non impiegabili pienamente, perché non coordinate a livello internazionale).
Di questi 30+10 canali entro il 2020/2022 ne rimarranno 14 mentre al traguardo tecnologico del 2030 la tv potrebbe uscire dal DTT, il cui segmento spettrale sarà interamente dedicato alla banda larga (dove si domicilierà definitivamente la televisione). Ora, ben si comprende che dare un valore attuale ai 5 mux di Persidera è relativamente semplice utilizzando i normali criteri di calcolo della redditività (che portano ad una forbice tra 45 e 75 mln di euro a mux). Se tuttavia l’asset della j.v. Telecom Italia-L’Espresso ha un’aspettativa di vita di poco superiore a 10 anni nella sua interezza, con un target di revisione a meno di tre (2020), la cosa si fa più complicata ed è quindi improbabile che un singolo compratore nuovo entrante (perché il limite alla titolarità è di 5 bouquet DTT) si accolli l’onere di acquistare 5 mux da gestire con un piano industriale così a breve termine. Più probabile quindi che si persegua la strada dello spezzatino a favore di almeno due player minori che, in accordo con i superplayer (che ricordiamo non possono concorrere essendo già titolari di 5 mux cadauno), potrebbero integrare l’attività quali carrier in T2 per ospitare in simulcasting i canali T1 di Mediaset e RAI, che non hanno ulteriore capacità trasmissiva a disposizione, né potranno cambiare formato sino alla definizione di una data di switch-off, a parco ricevitori adeguatosi per permettere la ricezione in high dynamic range imaging. E l’Hdr quadruplica la capacità rispetto alla tecnologia Mpeg2 e la raddoppia rispetto al già evoluto Mpeg4; in pratica oggi su un multiplexer da quasi 24 MB ci stanno 6 canali Mpeg2 oppure 12 Mpeg4 (visibili da circa il 50% dei tv, cioè quelli HD), tanto che Premium trasmette la maggior parte dei suoi canali in Mpeg2. Tradotto: capacità trasmissiva sostanzialmente immutata e passaggio al T2 non traumatico, a condizione di destinare almeno due mux di Persidera al T2.
Intanto Telecom Italia potrebbe optare per un’Ipo di Persidera (per cui Vivendi ha creato un trust dove posteggiarla), mentre un nuovo cda di Telecom Italia è stato fissato per il prossimo 27 luglio per approvare i conti del primo semestre di quest’anno. (E.G. per NL)