Il trend di cambiamento nei dati di ascolto delle tv locali, dovuto al passaggio completo al digitale, si conferma e rafforza, come testimoniano gli ultimi dati Auditel riferiti al primo semestre del 2013.
Il consolidamento della migrazione integrale al digitale terrestre nell’etere italiano non solo ha provocato vistosi cambiamenti nel ranking delle televisioni locali più seguite, ma ha alterato la distinzione manichea tra locale e nazionale, con canali, quali Italia 53 (programma del mux Canale Italia) che, pur giuridicamente locali, possono essere (legittimamente) fruiti su vasta parte del territorio italiano. Proprio il marchio/palinsesto Italia 53 della superstation veneta Canale Italia ha fatto registrare, nei primi sei mesi dell’anno in corso, una performance strabiliante, crescendo del 154,5% rispetto allo stesso periodo del 2012. E guadagnandosi il secondo posto, alle spalle della regina incontrastata, Telenorba, emittente pugliese pesantemente azzoppata dal DTT con un preoccupante -29,7% che non lascia dormire sonni tranquilli al suo fondatore e amministratore delegato, Luca Montrone. E, del resto, l’editore pugliese fa bene a preoccuparsi, posto che il risultato è stato conseguito da un soggetto in una posizione invidiabile quanto a numerazione automatica sul telecomando (LCN) e distribuzione sul territorio (assolutamente capillare in Puglia e Basilicata e di grande rilievo nelle altre regioni toccate). Al terzo posto, cala di una posizione, Telelombardia, anch’essa in forte deficit di ascolti (-17,1%), mentre al di sotto del podio va sottolineata l’ottima performance di Canale Italia 84 (anch’esso programma di Canale Italia), al contrario della maggior parte degli altri concorrenti storici del broadcasting locale, quasi tutti risucchiati nella spirale negativa introdotta dal digitale: Antennatre (-18,9%, al quinto posto), Teledue (-34,5%, all’ottavo posto), Telenuovo Padova (-41,2%, al sedicesimo posto). Come accaduto in ambito nazionale ai programmi nativi digitali. destabilizzati dall’exploit del programma Cielo (SKY), la nuova geografia del comparto tv locale merita analisi ed approfondimenti per capire se sia in crisi il modello televisivo classico (aggredito dall’evoluzione tecnologica e dal cambiamento di abitudini degli utenti) o se siano state semplicemente azzerate (o quasi) le rendite di posizione. Nel primo caso ben poco potrebbero fare gli editori locali per contrastare la progressiva diffusione di nuove soluzioni per la fruizione della tv, agevolate dal consolidamento degli apparati smart (che favoriscono l’affermazione di prodotti 3.0 come Netflix). Nel secondo, potrebbero esserci ancora margini per un’esistenza dignitosa di prodotti locali DTT. A condizione, ovviamente, di mettersi completamente in discussione. (G.M. per NL)