I sindacati delle emittenti locali evidenziano la preoccupante situazione di disinteresse politico nei confronti della pericolosissima questione dei diritti di uso delle frequenze e dei diritti amministrativi.
La vicenda, ove non affrontata compiutamente entro la fine del 2015, rischia di deflagrare in maniera dirompente, annientando le tv locali già messe a dura a prova dalle contingenze economiche negative degli ultimi 7 anni. Ricordiamo che fino allo scorso anno gli operatori di rete locali erano tenuti a versare a titolo di canone per l’esercizio dell’attività radiodiffusiva pari all’uno per cento del fatturato, con un tetto massimo di 17.776,00 euro. Con il definitivo avvicendamento delle trasmissioni in tecnica numerica i network provider, quali esercenti l’attività in forza di autorizzazione generale e dei connessi diritti di uso delle frequenze ex artt. 25 e 27 D. Lgs. 259/2003, sono tenuti a corrispondere annualmente i diritti di cui agli articoli 34 e 35 della stessa norma. Si tratta di some insostenibili per i bilanci delle tv locali, posto che un’emittente di medie dimensioni dovrebbe versare un canone di 50.000 euro annui. Non solo, l’Agcom, con la propria delibera n. 494/14/CONS, ha stabilito i criteri per la fissazione, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, dei contributi annuali per l’uso delle frequenze nelle bande televisive terrestri ex art. 35 D. Lgs. 259/2003. "Considerando inoltre che, secondo l’Agcom, questi ultimi contributi non comprenderebbero quelli relativi alle frequenze utilizzate per i ponti radio di contribuzione e di collegamento, per i quali si applicherebbero le attuali tariffe del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (Euro 11.100,00 a impianto), le emittenti locali rischiano di trovarsi a pagare importi assolutamente insostenibili", evidenzia il sindacato Aeranti-Corallo, allinenandosi a quanto denunciato nei giorni scorsi da questo periodico. Per il 2015 è stata messa una pezza attraverso il decreto del 29/12/2014, che ha disposto in via transitoria, il pagamento di un acconto pari al 40% di quanto versato l’anno prima (quindi nel 2013). Ma, senza un intervento normativo correttivo, gli operatori dovranno pagare il saldo entro il 2015 e versare per intero il dovuto per l’annualità successiva a quella dell’acconto. E ancora: il disegno di legge “Europea 2014”, attualmente in discussione presso la Commissione XIV (Politiche dell’Unione europea) della Camera dei Deputati, prevede addirittura un incremento del già funesto quadro dei diritti amministrativi di cui all’art. 34 D. Lgs. 259/2003, fissando importi ancora più onerosi per il comparto delle tv locali. "Nei giorni scorsi, sono stati presentati diversi emendamenti finalizzati a ridefinire tali importi in maniera più congrua per il comparto televisivo locale", ricorda ancora l’associazione di tv locali. "In particolare, due emendamenti presentati dagli on.li Caparini, Gianluca Pini e Bossi (Lega Nord) prevedono la rideterminazione di tali diritti amministrativi come segue: sull’intero territorio nazionale, 127.000,00 euro; su un territorio fino a 15 milioni di abitanti, 3.000,00 euro; su un territorio fino a 10 milioni di abitanti 2.000,00 euro; su un territorio fino a 5 milioni di abitanti 1.500,00 euro; su un territorio fino a 1 milione di abitanti 1.000,00 euro; su un territorio fino a 200 mila abitanti 500,00 euro. Un ulteriore emendamento (presentato separatamente dagli on.li Caparini, Gianluca Pini e Bossi della Lega Nord; dall’on. Galgano di Scelta Civica; dagli on. Moscatt, Peluffo, Ventricelli, Schirò del Partito Democratico) prevede i seguenti importi: su un territorio avente più di 1 milione e fino a 10 milioni di abitanti: 2.000 euro; su un territorio avente più di 200.000 e fino a 1 milione di abitanti: 1.000 euro; su un territorio avente fino a 200.000 abitanti: 500 euro", continua l’ente esponenziale, secondo il quale, tuttavia, "resta irrisolta la questione dei contributi per le frequenze dei ponti di collegamento, per le quali è necessario un chiarimento interpretativo da parte del Ministero dello Sviluppo economico ovvero attraverso un provvedimento legislativo ad hoc (la legge Europea, infatti, non consente l’inserimento di disposizioni estranee agli oggetti dell’articolato, come una norma interpretativa in materia e gli emendamenti proposti in tal senso sono stati dichiarati inammissibili)". Sul punto, l’associazione pauspica "un intervento globale, con la previsione che l’acconto del 40% fissato dal Decreto 29 dicembre 2014 venga imputato a titolo definitivo e riguardi sia le frequenze di trasmissione che i ponti di collegamento e che i diritti amministrativi di cui all’art. 34 del Codice vengano ridefiniti secondo le proposte emendative presentate nell’ambito del disegno di legge Europea 2014". (E.G. per NL)