"Che il controllo del processo di digitalizzazione fosse sfuggito di mano a chi invece doveva predisporre e garantire il traghettamento della televisione dall’analogico al digitale terrestre si era capito da un pezzo e lo abbiamo più volte denunciato: Piano Frequenze, bando 800 Mhz, Lcn, ecc.".
"A pochi giorni dalla chiusura del processo, putroppo, sta prendendo corpo negli addetti ai lavori il timore che i guai del settore televisivo locale non finiranno con la chiusura degli switch-off, ma che addiritttura il peggio deve ancora arrivare". L’allarme viene dalla Federazione Radio Tv (FRT), il cui timore si fonda sulla sensazione che, allo stato attuale, nè il Governo nè il resto delle Istituzioni, diano l’impressione di voler (o saper) pianificare il dopo switch-off, e quindi il futuro di un comparto produttivo "il cui insostituibile ruolo viene oramai ricordato solo nei convegni e nelle conferenze, mentre la vita quotidiana delle imprese è subissata da decine di adempimenti burocratici e vincoli che non trovano eguali nel resto degli altri settori produttivi". "La sovrapposizione di norme, regolamenti, bandi, graduatorie, ecc – spesso emanate per mettere delle pezze o per colmare vuoti e lacune – stanno asfissiando le imprese e il Sistema delle tv locali è ormai sempre più simile ad una matassa aggrovigliata della quale si è perso il bandolo", denuncia la federazione, secondo la quale "La precaria situazione generale è fortemente condizionata dalla congiuntura economica negativa e dall’assenza di un governo politico con il quale poter dialogare per condividere scelte di sistema". Anche l’attuale regime di prorogatio in Agcom contribuisce allo stallo del settore, secondo l’ente esponenziale. "I procedimenti giudiziari in corso non si contano più e sono, molto spesso, figli di una politica miope che non ha tenuto conto delle problematiche precipue di un settore particolarmente complesso e unico", fa sapere Filippo Rebecchini, esponente di punta della FRT. "L’attuale contesto è, in più, appesantito dagli innumerevoli ricorsi pendenti presso il TAR del Lazio su diversi provvedimenti emanati dalla P.A. che stanno complicando non poco il travagliato percorso verso il digitale terrestre. Il livello di litigiosità si è alzato e non sempre l’intervento della giustizia amministrativa è risolutivo ma anzi spesso complica il quadro generale. L’ultimo provvedimento del Tar Lazio in materia di Lcn nè è la riprova. Infatti, con i decreti cautelari monocratici del 22 e 24 maggio il Tar ha sospeso i provvedimenti dell’Agcom e del ministero dello Sviluppo economico inerenti al Piano di numerazione automatica dei canali nell’ambito della televisione digitale terrestre, per le regioni Puglia, Basilicata e Molise. La sospensiva verrà discussa dalla Camera di Consiglio il prossimo 20 giugno. L’inevitabile conseguenza del provvedimento è stata quella di aprire, in queste regioni, un conflitto nelle posizioni 7 e 8 del telecomando spettanti – come previsto dal Piano di numerazione approvato dall’Agcom con delibera 366/10/CONS – ai marchi La7 (Telecom Italia Media Spa) e Mtv (All Music Spa). Tale piano prevede che, relativamente ai primi posti, alle tv nazionali siano riservate le numerazioni dall’1 al 9 e alle tv locali dal 10 al 19. L’Agcom, al termine di una serie di consultazioni pubbliche, ha emesso una delibera che, pur non accontentando tutti come ovvio, ha il merito di dare delle regole certe e porre fine al caos". Sulla questione la FRT è dell’avviso che "nel nuovo contesto del DTT, fatto di centinaia di offerte, il primo arco di numerazione riservato alle tv locali sia soddisfacente e che, nelle logiche di sistema, l’interesse della categoria debba prevalere su quella del singolo". (E.G. per NL)