Tv locali di nuovo sul piede di guerra in vista della riunione del Comitato Nazionale Italia Digitale previsto per martedì 1° marzo con all’ordine del giorno la prosecuzione e la conclusione della migrazione al DTT nelle restanti aree del territorio nazionale.
Con un comunicato inviatoci oggi l’associazione Aeranti-Corallo ha preso una netta posizione sulla questione della prossima attribuzione agli operatori tlc del cd. "dividendo esterno", cioè i canali UHF 61-69. Sulla stessa linea di quanto da tempo sta denunciando questo periodico, l’ente esponenziale rappresenta che con 9 canali in meno a disposizione sarà impossibile garantire a tutte le attuali emittenti locali un futuro come operatori di rete, soprattutto in aree dove anche le restanti frequenze non sono pienamente utilizzabili per via del coordinamento con le emissioni estere (come in Toscana). “Ad oggi sono state interamente digitalizzate le regioni Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio (esclusa la provincia di Viterbo), Campania, Sardegna. Restano ancora da digitalizzare le regioni Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia", spiega Aeranti-Corallo. "Il calendario della digitalizzazione prevede che la stessa debba essere completata entro il 31 dicembre 2012, ma l’Agcom ha recentemente inviato una segnalazione al Ministero dello Sviluppo Economico per chiedere di completare lo switch off entro l’anno 2011. Occorre tuttavia rilevare – continua l’associazione – che le frequenze originariamente previste per le tv locali dal piano nazionale di assegnazione erano 27, ma a seguito della legge di stabilità 2011 (che ha destinato nove di tali ventisette frequenze – e cioè i canali da 61 a 69 UHF – ai servizi di comunicazione mobile a larga banda) si è ora ridotto a 18 (27-9=18). Con tale esiguo numero di frequenze – evidenzia l’ente esponenziale – non è assolutamente possibile che tutte le tv locali delle aree ancora da digitalizzare ricevano le assegnazioni frequenziali e divengano operatori di rete, come invece è avvenuto nelle aree già digitalizzate. In particolare – spiega il presidente del sindacato Marco Rossignoli – il numero di diciotto frequenze è assolutamente insufficiente nelle regioni Toscana, Puglia, Calabria, Sicilia, Abruzzo e, comunque, sussistono rilevanti difficoltà anche nelle altre regioni in relazione alle esigenze di coordinamento tecnico con le trasmissioni televisive digitali dei Paesi esteri confinanti. Tale ridotto numero di frequenze non solo non permette di accelerare il processo di transizione, come invece sarebbe stato opportuno, ma probabilmente renderà inevitabile un forte ritardo nella digitalizzazione rispetto anche ai tempi originariamente previsti". "D’altro canto, non è certamente pensabile – aggiunge Rossignoli – un ridimensionamento del comparto televisivo locale, mentre stanno per essere assegnate, peraltro con un beauty contest, cioè senza alcun onere, sei frequenze al comparto televisivo nazionale. Tale ridimensionamento avrebbe, peraltro, evidenti ricadute occupazionali nel comparto. Per dare soluzione alla problematica – prosegue Rossignoli – Aeranti-Corallo proporrà, nell’ambito della riunione del Comitato Nazionale Italia Digitale di martedì 1° marzo p.v., di destinare tali sei frequenze ai servizi mobili di larga banda. In tal modo la riduzione delle frequenze delle tv locali potrebbe passare da nove a solo tre, peraltro in armonia con la quota di 1/3 prevista per la assegnazione frequenziale alle tv locali. Auspichiamo – conclude la nota di Aeranti-Corallo – che le regioni ancora da digitalizzare, presenti nel Comitato Nazionale Italia Digitale con i propri rappresentanti, vogliano sostenere le ragioni dell’emittenza locale considerato che, anche nel digitale, il ruolo della stessa sarà quello di garantire il pluralismo televisivo sul territorio”.