La soppressione delle provvidenze per l’editoria, la discutibilissima procedura di assegnazione delle frequenze e la tardiva (e controversa) attribuzione dei logical channel number hanno provocato danni irreparabili alle tv locali.
Ne è certo il presidente della Federazione Radio Televisioni (FRT) Filippo Rebecchini, intervenuto nel consesso di protesta romano organizzato la scorsa settimana dall’ente esponenziale insieme al sindacato Aeranti-Corallo. Secondo Rebecchini "ci vorranno anni prima di poter rioccupare le posizioni perse all’indomani dello switch-off." "In effetti, quando sono arrivate le assegnazioni delle numerazioni LCN alle tv locali (a dicembre 2010) ormai milioni di decoder e televisori erano già stati sintonizzati con le tv locali confinate su posizioni inaccessibili". "Al quadro negativo vanno aggiunti gli effetti dei "continui tagli ai sostegni ex L. 448/98, ormai più che dimezzati rispetto ai fondi degli scorsi anni", aggravati "dalle norme contenute nella Legge di Stabilità 2011 che affida a Ministero e Agcom il compito di fissare nuovi obblighi a carico delle tv locali per l’uso efficiente dello spettro", è stato spiegato all’incontro dai portavoce della FRT. Per Maurizio Giunco, presidente dell’Associazione tv locali federata nella FRT, "la battaglia fatta (e vinta) per il riconoscimento alle emittenti locali dello status di operatore di rete in quanto il vero patrimonio delle imprese televisive risiede proprio nelle frequenze" rischia di essere vanificata dai "recenti orientamenti di Ministero e Agcom" che sembrerebbero indirizzati ad una "limitazione dell’utilizzo" dei canali assentiti solo pochi mesi fa. Secondo Giunco "quello che sta accadendo oggi non è mai successo nella storia della televisione italiana. Oggi è finita la fase di condivisione dove tutti gli operatori televisivi, in assenza di norme e regolamenti, hanno costruito il mercato. Con la digitalizzazione questa fase è definitivamente conclusa e il digitale, che nelle intenzioni del legislatore doveva aprire il mercato, rischia di spazzare in modo definitivo il sistema delle tv locali e con esso il pluralismo informativo. Le forze politiche e l’Agcom devono essere coscienti di questo". Il nanismo imprenditoriale imposto alle tv locali è, secondo Luigi Ferretti, consigliere FRT, un tentativo di bissare gli effetti nefasti della legge Mammì, con la quale era stata preclusa alle tv locali la possibilità di crescere: "le tv nazionali potevano avere tre reti mentre le tv locali ne potevano avere solo una. In 25 anni le tv nazionali sono diventati colossi mentre dei 500 editori locali non è emerso nessuno. La causa di ciò sta nelle leggi, eccetto la Gasparri, che non consentono lo sviluppo delle emittenti locali". Secondo Paolo Gentiloni, ex ministro alle Comunicazioni dell’ultimo governo di sinistra, "è un grave errore vietare agli operatori di rete locali di veicolare i programmi dei fornitori di contenuti nazionali. La norma contenuta nella legge di stabilità non é detto che debba essere interpretata come misura restrittiva e l’Agcom nell’emanare il regolamento ne deve tenere conto e non deve consentire il mantenimento di privilegi monopolistici". Secondo il responsabile Comunicazioni del PD "I contributi su diritti d’uso rischiano di penalizzare le locali e nel contempo favorire altri operatori". "Rai e Mediaset avranno il sesto multiplex, quindi uno in più rispetto al tetto dei cinque. Sarebbe più corretto fare il beauty contest su 3 frequenze per i nuovi entranti e utilizzare le due frequenze per i servizi di telefonia mobile senza gravare solo sulle frequenze 61-69 delle tv locali", ha spiegato Gentiloni. Sul fronte politico opposto, Davide Caparini (Lega Nord) ha dichiarato che "la Lega ha un debito di riconoscenza verso le tv locali le quali negli anni hanno dato gli spazi di visibilità che Rai e Mediaset hanno negato". Per Caparini "Gli sforzi finanziari delle emittenti locali non hanno potenziali ritorni soprattutto se vengono messe in atto le misure restrittive previste dalla legge di stabilità, per questo gli operatori di rete locale devono poter fare tutto ciò che la tecnologia gli consente di fare, quindi devono poter ospitare i fornitori di contenuti nazionali e anche i servizi di telefonia". Secondo l’esponente della maggioranza (che pure è la principale responsabile dell’affossamento del comparto), gli operatori areali possono rendere anche un servizio essenziale per combattere il digital divide "che può essere risolto grazie all’utilizzo delle frequenze delle tv locali che hanno copertura capillare su tutto il territorio nazionale". Sulle misure di sostegno alle tv locali Caparini ha dichiarato che: "non solo la Rai fa servizio pubblico ma anche le tv locali, per questo motivo è necessario agganciare i sostegni della legge 448 al canone Rai e fare una norma strutturale che valga per sempre evitando di andare ogni anno dal Ministro dello sviluppo economico per richiedere il mantenimento dei fondi". Il senatore Vincenzo Vita (PD) nel suo intervento ha dichiarato: "Le scelte normative fatte a dicembre sono gravissime e non c’erano motivi di inserire in finanziaria una norma che va a "scassare" le tv locali. Il PD non vuole mettere la bandierina sugli emendamenti presentati, vuole vincere la battaglia ed è disponibile a lasciare agli altri tutta la visibilità se questo può servire a conseguire un risultato positivo". Per Enzo Raisi (Fli) le battaglie delle tv locali sono da condividere ed ha assciurato che "la sua forza politica voterà tutti gli emendamenti presentati al Senato". "Il digitale terrestre – ha detto Raisi – l’abbiamo votato per dare la possibilità di allargare il mercato con l’ingresso di nuovi operatori. Finora il mercato televisivo analogico ha funzionato perchè si era trovato un punto di compromesso, oggi il digitale non consente più la condivisione tra soggetti concorrenti. Ciò che veramente preoccupa è che l’opinione pubblica non è al corrente delle problematiche delle tv locali perchè si è perso il contatto diretto con la gente". Per Roberto Rao (UDC) "Il ruolo delle tv locali sia indispensabile per la garanzia del pluralismo e vada difeso nelle sedi istituzionali. L’informazione regionale non può essere demandata solo ai TGR della RAI, le Tv locali sono volano d’occupazione e incentivazione delle iniziative territoriali; il digitale terrestre si sta trasformando in una vessazione nei confronti delle tv locali". Per il responsabile UDC "occorre tutelare le imprese televisive meritevoli per qualità dei programmi e occupazione". (A.M. per NL)