DTT, tv locali al Corriere della Sera: si informi correttamente sulle nostre ragioni. Non ci sono solo le esigenze dei telefonici

Nell’edizione del 28 Luglio 2011 del Corriere della Sera è stato pubblicato un articolo a firma Giovanni Stringa dal titolo “Asta per le frequenze corsa a cinque”.

Nel pezzo si legge “In palio ci sono le frequenze (…) liberate dal ministero della Difesa e dalle tv locali con il passaggio al digitale terrestre”. Un passaggio, questo, che non è piaciuto per niente al Comitato Radio Tv Locali (CARTv), che, per tramite del proprio portavoce Antonio Parisi, ha scritto una lettera al direttore del Corsera, trasmettendoce copia con richiesta di pubblicazione. "Le frequenze non sono state liberate dall’introduzione del digitale terrestre ma dall’espropriazione, bella e buona, operata ai danni di 200 emittenti italiane che si apprestano a chiudere i battenti – spiega Parisi nella sua nota – Tra l’altro con il Decreto Tremonti si è disposto che non sia possibile più ricorrere al TAR" per conseguire provvedimenti cautelari che consentano la prosecuzione dell’esercizio dei canali attualmente utilizzati, potendo agire meramente per il risarcimento del danno ingiusto eventualmente patito. "Questo vuol dire che tra la disperazione di 200 piccoli editori locali (quelli che con il loro TG informano di quello che veramente accade sul territorio) e che avevano investito tutti i loro averi per le innovazioni richieste dal digitale, saranno espropriati gli impianti e sarà riconosciuto un “risarcimento” ridicolo (in alcuni casi poche decine di migliaia di euro) a fronte di investimenti di centinaia e centinaia di migliaia di euro necessari per le innovazioni tecnologiche – continua l’esponente del CARTv. – Si lascia immaginare il tripudio di gioia dei dipendenti e le loro famiglie: perderanno il posto impiegati, tecnici operatori e giornalisti – avverte Parisi – Le modalità di esproprio sono da stato dittatoriale: chi non consegnerà gli impianti sarà sottoposto ad immediato procedimento penale con la reclusione sino a tre anni. Gli impianti a loro volta, allo scadere dell’ultimatum per la consegna, saranno sequestrati dalla polizia. I satrapi di storica memoria non avrebbero saputo fare di meglio: un esproprio a danni di privati (gli editori televisivi) per dare ad altri privati (i telefonici). Chissà perché non si è provveduto a togliere qualche frequenza a Mediaset che ne ha ottenute persino di più di quanto previsto dall’Unione Europea". Tornando all’articolo a firma di Stringa, Parisi ne stigmatizza la prosa che daerbbe "l’impressione di una operazione indolore, resa possibile dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche. No, non è così: di violenza si tratta!". Dal “Corriere della Sera”, però, "ci si aspetta completezza dell’informazione: le associazioni rappresentative delle piccole emittenti stanno gridando a viva voce la disperazioni di editori e dipendenti ma sembriamo delle vox clamantis in deserto di evangelica memoria". Infine un appello: "A nome dei duecento espropriati e dei loro dipendenti le chiedo di voler approfondire magari suggerendo al collega Stringa di ritornare sull’argomento guardando le cose anche dalla prospettiva di chi sta perdendo tutto". Vedremo se il Corrierone sull’argomento ci tornerà, anche se – a nostro avviso – la battaglia di sensibilizzazione pubblica da parte delle tv locali sembra inesorabilmente perduta dopo che esse sono state messe nella situazione in cui si trovano dalle poco oculate scelte proprio di per nulla avveduti sindacati di categoria. Piuttosto, se una speranza residua c’è, essa non potrà che passare dagli organi di giurisdizione amministrativa, magari facendo tappa dalla magistratura costituzionale. (A.M. per NL)

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