Anche le televisioni ammesse in graduatoria dal Ministero rischiano di non potere irradiare su alcune frequenze "a rischio interferenza" con la Francia.
L’ennesima denuncia sul pasticciato switch-off toscano della gestione Paolo Romani del Ministero dello Sviluppo Economico viene dal quotidiano online Pisa Notizie, che in un puntuale articolo sottolinea come "la potenza ridotta di trasmissione potrebbe restringere il bacino d’utenza delle TV locali". "L’informazione generalista si occupa poco di questi aspetti, un po’ tecnici ma che diventano prepotentemente "politici", per finire poi ad essere "sindacali" nei casi più sfortunati! Il 18 novembre anche nella provincia di Pisa avverrà il passaggio dall’analogico al digitale terrestre, ma non mancano difficoltà e criticità da superate", precisa il portale, ricordando che "Anche le televisioni ammesse in graduatoria dal Ministero rischiano di non potere irradiare su alcune frequenze "a rischio interferenza" con la Francia. Inoltre la potenza ridotta di trasmissione potrebbe restringere il bacino d’utenza delle TV locali. "Ci scusiamo per l’interruzione" vorrebbero scrivere le emittenti sui loro schermi neri. Ma "le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile", oggi sembra soltanto una speranza, piuttosto che una promessa. In corso di switch off, con le reti nazionali che appaiono e scompaiono, si avvicina il periodo di oscuramento per molte tv toscane. Il passaggio al digitale terrestre è guidato dal Ministero dello Sviluppo Economico all’insegna del caos. Siamo nella settimana decisiva per il passaggio al digitale terrestre nella nostra regione, dopo i primi giorni che hanno mostrato tutta la difficoltà di attuazione di questa svolta storica. La terza versione della graduatoria regionale delle emittenti "operatori di rete" è stata emanata la sera prima dell’inizio dello switch off (8/11) e sono state comunicate le frequenze per riattivare le trasmissioni – il cosiddetto masterplan – solo nella mattinata inoltrata. La nuova lista ha lasciato invariate le esclusioni più significative, Antenna 5 di Empoli e NoiTv di Lucca, ma ha declassato la cordata di Telemondo dal terzo al decimo posto e ha permesso il rientro di Canale 3 Toscana (emittente senese del Gruppo Barbagli) nella compagine guidata da 50 Canale. Ciò non ha cambiato la 17° posizione assegnata alla tv pisana che però ora ha 6 punti in più. Stesso aumento per Granducato Tv che si posiziona al 14° posto. Il dato che è stato rivalutato è, essenzialmente, il capitale. Questo è successo un po’ per tutti, ma balza agli occhi l’incremento di oltre 20 punti per RTV38, che così raggiunge quota 97.37. Punteggio a parte, per le emittenti ammesse a digitalizzare i propri impianti si apre una stagione difficile. Innanzitutto i costi, da alcune decine a centinaia di migliaia di euro, a seconda del numero di installazioni da effettuare, della qualità del territorio da coprire, del grado di obsolescenza delle attrezzature precedenti. Poi c’è l’incognita delle frequenze sulle quali "riaccendere". Dal Monte Serra, fra Lucca e Pisa, sito di snodo importante per l’intera regione, le emittenti locali sostanzialmente non potranno irradiare, costrette dalle tabelle ministeriali a forti riduzioni di potenza per non causare interferenze con la Corsica. Una problematica che coinvolge anche 50 Canale che sul Serra ha i propri impianti. In Veneto e in Friuli Venezia-Giulia, ad esempio, ci sono stati problemi con la Croazia e la Slovenia in quanto il Ministero aveva assegnato alle tv locali anche le frequenze che si sovrapponevano a quelle estere. Il fatto suscitò un caso diplomatico. Con lo spazio aperto del mare davanti, Toscana e Liguria possono disturbare le frequenze della Corsica e della Costa Azzurra e i siti dove il problema si fa più grave sono il Serra e l’Argentario, che generano interferenza per un numero di abitanti superiore a 70.000. Non solo, il Serra ha impianti che interferiscono anche con la Costa Azzurra, coinvolgendo un numero di abitanti superiore a 197.000. Queste le conclusioni a cui è giunta la Fondazione Ugo Bordoni nello studio per i progetti di impianto di trasmettitori televisivi: "si è messo in evidenza che in linea generale numerosi impianti televisivi italiani con le caratteristiche irradianti attuali possono produrre altissimi livelli di interferenza, anche considerando livelli di soglia per il campo interferente realistici ma più alti rispetto agli standard internazionali". E il problema si pone anche per l’interferenza interna tra reti italiane. Sebbene nel pieno di una crisi di governo e del cambio della guardia al Ministero, le autorità italiane forse non vogliono ripetere l’esperienza avuta con i vicini slavi e allora si fanno più stringenti i parametri da rispettare per non andare ad "occupare" le frequenze francesi. Questo, però, a scapito dell’emittenza locale che si trova a dover fare i conti con la nota "rapida degradazione della qualità del segnale televisivo, tipica degli standard digitali", senza poter aumentare la potenza. La criticità della situazione, dagli operatori di rete, si ripercuote sulle emittenti "fornitori di contenuti" che dovranno affittare un canale sul Mux di altri. Ma cosa sta succedendo nelle aree in fase di passaggio? Gli aggiornamenti provengono dalla sala operativa dell’Unione dei Comuni e Enti Montani (Uncem). Per i Comuni colpiti dall’alluvione in Lunigiana è stato deciso un ulteriore rinvio ma il segnale analogico era sparito, sovrastato da quello digitale proveniente dall’impianto di Monte Parodi nella zona di La Spezia, che ha iniziato il passaggio il 12 novembre. C’è voluta un’autorizzazione ministeriale speciale per consentire ad un altro impianto analogico di restare acceso, in modo da servire i Comuni alluvionati di Comano e Licciana Nardi. Problemi ci sono stati sull’Appennino Pistoiese, problemi ci sono anche nelle zone digitalizzate da tempo, ad esempio in alcune zone del Lazio, dove da ieri sono spariti improvvisamente 100 canali. Ma i disturbi nella ricezione o l’assenza di segnale sono all’ordine del giorno in tutte le regioni e la rete più penalizzata è Rai Tre. Per rimediare a questa tecnologia pesante e ballerina che è il DTT, molti si stanno organizzando con le parabole. Il rimedio proposto è la piattaforma satellitare TivùSat, creata nel 2008 da Rai, Mediaset e Telecom Italia Media in compartecipazione. Replica, gratuitamente, gli stessi canali nazionali presenti sul DTT, pochissime tv locali e alcuni canali internazionali. Ufficialmente è nata per portare la televisione in quelle zone che potrebbero non essere coperte dai Mux digitali, a causa della morfologia del territorio. E’ visibile tramite una parabola orientata verso il satellite Eutelsat, – vanno bene anche quelle che già ricevono Sky – collegata ad alcuni dispositivi: decoder, televisore con sintonizzatore satellitare, un modulo dove inserire la smart card dedicata. Il presidente di Uncem Toscana, Oreste Giurlani, ha denunciato l’installazione selvaggia di un gran numero di parabole inutili, che fanno la fortuna dei commercianti e degli antennisti ma per le quali si può spendere anche 300 euro. "Basterebbe attendere qualche giorno per vedere tutto chiaramente attraverso il segnale digitale terrestre", ha consigliato Giurlani, invitando antennisti e rivenditori a cercare di risolvere i problemi specifici di ciascun utente. Detto questo, però, le cronache riportano un’altra storia. Tutti i dubbi sono ammessi, allora. Perché non orientarsi direttamente sul satellitare, data la particolare conformazione del territorio italiano? La risposta è già stata data, a suo tempo, quando Berlusconi era all’apice del successo. Fronteggiare il vero competitor di Mediaset, ovvero Sky e replicare sul digitale la situazione duopolistica italiana. Ma oggi Sky, rientrato in gioco anche sul DTT dopo un’aspra battaglia legale a livello europeo, propone il suo decoder e la sua digital key con cui vedere tutti i canali nazionali e locali, in più con l’offerta internet e tutta la tecnologia futura in HD. E allora c’è da chiedersi se non si stia facendo un grande sforzo inutile", conclude Pisa Notizie. (E.G. per NL)