DTT, Telecom Italia alle prese col futuro di MTV Italia nel dopo La 7

Che ne sarà di Mtv Italia ora che la sorella maggiore La7 è stata ceduta al Gruppo Cairo?

Nonostante le buone parole spese dal management di TiMedia riguardo al futuro del canale e al rinnovamento in termini di palinsesti, tutto lascia presagire che la società controllata da Telecom tenterà di disfarsi dell’emittente musicale al più presto. La strategia, infatti, è chiara: niente più tv. Ed è per questo che la “patata bollente” La7 è passata nelle mani di Cairo Communication che, secondo le voci che circolano, si libererà in tempi brevissimi del direttore Paolo Ruffini, in vista di uno spostamento verso destra (anche se lui questo lo smentisce) dell’identità politica del canale. Vista l’impossibilità da parte di Cairo di acquistare in blocco La7 ed Mtv, però, la prima dovrà formalmente rivendere la seconda a TiMedia che, considerati i propri propositi di uscire dal mercato televisivo e visto il calo vertiginoso dei ricavi (-25,2% nel 2012) si troverà con un’altra patata bollente per le mani. Mtv e il suo a.d. Gian Paolo Tagliavia, intanto, restano alla finestra, nonostante per i prossimi tre anni sia previsto per la rete un investimento per dare nuova linfa ai contenuti, sempre più improntati all’entertainment, e alla strategia, in cui un ruolo molto importante lo giocherà Mtv pubblicità, che già nel 2012 si è aperto al mercato, mettendo in portafoglio il canale Super di DeAgostini. L’obiettivo per il prossimo futuro è di incorporare nuovi canali, primi tra tutti Nickelodeon e Comedy Central, nonostante questi siano passati interamente agli americani Viacom, dopo il passaggio di La7 a Cairo Communication. Proprio Viacom potrebbe essere nel futuro di Mtv. Così come per i sopracitati Nickelodeon e Comedy Central, infatti, l’azienda americana potrebbe prelevare il restante 51%, finendo così per controllarne il 100%. Tagliavia, intanto, però, tira dritto e annuncia “significativi investimenti in contenuti e comunicazione per incrementare i risultati in termini di audience share (da 0,5% a 0,9% entro il 2015, ndr)”. Bisognerà vedere, però, quanto l’attuale proprietà sia disposta a investire per un prodotto che con ogni probabilità sarà presto venduto al miglior offerente. (G.M. per NL)
 

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